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Numero 3 - Marzo 2012
Numero 3 Marzo 2012

Formazione e reclutamento. Un anno cruciale per affrontare uno dei temi fondamentali del sistema formativo italiano

Il tema della formazione e del reclutamento dei docenti oggi. Alcune ipotesi di proposta in merito a futuri provvedimenti di indizione di concorsi ordinari, votate nell' Assemblea nazionale della Gilda di Dicembre 2011, le quali possono e devono essere oggetto di ampia discussione nella categoria.


19 Febbraio 2012 | di Fabrizio Reberschegg

Formazione e reclutamento. Un anno cruciale per affrontare uno dei temi fondamentali del sistema formativo italiano Il neo ministro Profumo ha esternato fin dai primi giorni del suo mandato la volontà di affrontare in tempi brevi il tema del reclutamento e della formazione degli insegnanti con l'indizione di concorsi pubblici. Dopo 13 anni dagli ultimi concorsi e dopo l'esperienza non certo positiva delle Siss sembra finalmente che si vogliano definire modalità certe e trasparenti in merito alla formazione (e abilitazione) e al reclutamento dei futuri docenti.
Ma, come troppo spesso è accaduto nelle ultime legislature, sembra prevalere l'effetto annuncio rispetto alla capacità di comprendere effettivamente i problemi tecnici e politici connessi, comportamento che ha pesantemente caratterizzato la gestione Gelmini.
Vediamo quali sono i problemi aperti.
- I Tirocini Formativi Attivi (TFA) di cui all'art 15 del D.M. 249/2010 stanno partendo con incredibile lentezza e all'interno di un quadro normativo confuso e, come denunciato unitariamente da tutte le OO.SS., contraddittorio e con evidenti errori materiali e sostanziali. Essi dovrebbero essere finalizzati a consentire l'abilitazione per tutti coloro che ne sono privi, anche coloro che stanno lavorando da anni nella scuola come supplenti. Ma i contingenti definiti sono irrisori rispetto a più di 300 mila docenti interessati, mancano le norme sugli insegnanti tecnico pratici che sembrano diventati invisibili, mancano ancora decreti per l'avvio dei corsi di specializzazione per il sostegno.
- Mancano norme specifiche che riconoscano ex ante rispetto a qualsiasi procedura finalizzata all'abilitazione i servizi svolti dai docenti non abilitati che abbiano effettuato lunghi periodi di supplenza negli ultimi anni scolastici.
- Non è ancora chiaro il contingente effettivo dei posti realmente disponibili nei prossimi anni suddivisi per classi di concorso di fronte ai recenti provvedimenti sulle pensioni e all'incapacità di varare un nuovo riassetto delle classi di concorso.

Qualsiasi ipotesi di nuovi concorsi ordinari a cattedra deve almeno prevedere una prima conclusione dei TFA per consentire ai nuovi abilitati di partecipare. Ma, se i concorsi prospettati saranno solo su cattedra e aperti solo agli abilitati, i TFA non sono sufficienti a riconoscere l'abilitazione a tutti coloro che possono aspirarvi. E' bene ribadire che un conto è l'abilitazione all'insegnamento che è titolo spendibile a livello dell'UE, altro conto è essere assunto a tempo indeterminato come docente negli organici della scuola italiana. La decisione politica di restringere il contingente dei potenziali abilitati ai posti disponibili nella scuola italiana appare fortemente penalizzante e foriera di tensioni e ricorsi.
Meglio sarebbe quindi proporre una sessione concorsuale speciale per abilitazione per i docenti non abilitati inseriti in terza fascia che hanno effettuato almeno 540 giorni di servizio nelle scuole statali (comprensivi dei provvedimenti del salvaprecari) negli ultimi 5 anni nella classe di concorso di cui chiedono l'abilitazione. Ciò consentirebbe di superare i limiti delle norme sui TFA transitori che sarebbero finalizzati ai giovani neo laureati o a coloro che pur in possesso di titolo idoneo non hanno effettuato supplenze lunghe nella scuola.
Se si definisce chiaramente la diversità tra abilitazione e reclutamento, superando le vecchie esperienze dei concorsi per abilitazione e cattedra, allora è possibile far funzionare regolarmente concorsi a cattedra con scadenza periodica (biennale o triennale) sul 50 % dei posti effettivamente disponibili, mantenendo l'altro 50% per l'immissione in ruolo dalle Gae.
Chi sta mettendo in discussione tali ipotesi sono da una parte coloro che vorrebbero che si attingesse per il ruolo solo dalle Gae con il rifiuto di qualsiasi concorso ordinario (alcuni coordinamenti e associazioni dei precari) dall'altra coloro che invece vorrebbero l'assunzione diretta dei docenti da parte delle scuole (vedi ipotesi Aprea-Associazione Nazionale Presidi).

La Gilda degli Insegnanti ha ribadito in più occasioni il suo netto rifiuto a qualsiasi ipotesi di reclutamento gestito direttamente dalle Istituzioni scolastiche o addirittura da parte dei Dirigenti Scolastici. Ciò appare evidentemente privo delle caratteristiche di imparzialità, efficacia ed efficienza definite nel dettato costituzionale e aprirebbe pericolosi spazi ad un uso strumentale della discrezionalità gestita dalla dirigenza scolastica o da organi di gestione ancora imprecisati in quanto poteri, natura e composizione. Il criterio del concorso ordinario su base nazionale o regionale appare per il momento quello più efficace, imparziale e trasparente.

Nell'ultima Assemblea Nazionale della Gilda degli Insegnanti sono state presentate alcune ipotesi di proposta in merito a futuri provvedimenti di indizione di concorsi ordinari, ipotesi che possono e devono essere oggetto di ampia discussione nella categoria. Riportiamo di seguito uno stralcio delle proposte e delle critiche presenti nel documento:
- I concorsi ordinari devono avere cadenza biennale sui posti effettivamente disponibili, fatte salve le quote stabilite per legge per gli abilitati nelle Gae
- Si esprime profondo dissenso su qualsiasi ipotesi concorsuale che imponga test a risposte chiuse multiple come elemento di valutazione o addirittura di ammissione. Si considera l'utilizzo dei test come uno strumento che non può verificare le reali competenze del candidato abbassando il livello delle preparazione allo studio del superamento dei quesiti.
- Si propone che i concorsi debbano essere indetti a livello regionale anche con modalità di organizzazione subregionale o provinciale su contingenti stabiliti annualmente da MIUR di concerto con le Regioni ela Conferenza Unificata Stato-Regioni.
- Si chiede la creazione di un albo professionale nazionale dei docenti abilitati gestito da un organismo nazionale denominato Consiglio Superiore della Docenza con l'obbligo per tutte le istituzioni scolastiche pubbliche e private di attingere prioritariamente ad esso. Non si condivide l'ipotesi avanzata da alcune forze politiche di creare albi regionali chiusi poichè costituirebbero un vincolo eccessivo per il trasferimento del personale introducendo limiti che sono incostituzionali e contrari alle disposizione dell'UE.
- Si riconosce l'opportunità per coloro che risultano vincitori e ottengono un contratto a T.I. sull'organico stabilito a livello regionale dell' obbligo di permanenza nelle scuole della specifica regione per almeno un quinquennio, fatte salve le disposizioni previste della legge 104/92. Le modalità di trasferimento interprovinciale nella regionale possono essere stabilite dalla Contrattazione Integrativa Nazionale.
- Si prevede che i vincitori di concorso abbiano l'obbligo di superare un anno di prova o anno di applicazione in cui sono verificate dal Comitato di valutazione della scuola con la presenza di docenti tutor di ambito disciplinare identificati con apposite procedure dal MIUR a livello regionale e/o provinciale.
- Si chiede con forza che siano definiti con apposito provvedimento i titoli che possono essere fatti valere dai vincitori di concorso con particolare riferimento ai titoli culturali a fronte di una pletora di enti ed istituzioni che offrono a pagamento master, corsi di specializzazione, lauree on line, ecc. di dubbia valenza. Ciò appare ancor più necessario poichè tali titoli possono essere oggetto di valutazione a livello di inserimento nelle graduatorie o di futuri provvedimenti di valorizzazione della professionalità dei docenti.
- Si ribadisce la necessità di definire i posti effettivamente disponibili per il reclutamento superando l'attuale distinzione tra organico di diritto e organico di fatto e introducendo il concetto organizzativo di organico di Istituto o di reti territoriali di scuola. L'organico funzionale, aumentando in percentuale l'attuale organico di diritto su effettive esigenze delle istituzioni scolastiche consentirebbe una stabilizzazione adeguata dell'organico esistente e darebbe certezza all'inserimento dei neo immessi in ruolo. Ciò determinerebbe inoltre economie oggettive in relazione all'abbattimento radicale di tutte le procedure che gravano sull'amministrazione in merito alla composizione di graduatorie, alla definizione standard degli organici per ogni istituzione scolastica, alla chiamata dei supplenti annuali, ecc.

Su tali temi invitiamo i lettori e gli iscritti a far sentire le loro opinioni. Sono problematiche essenziali sulle quali è necessario avere una posizione forte e condivisa. I tempi delle decisioni su tali temi sono molto vicini.


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Numero 3 - Marzo 2012
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO

Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI

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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
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Raffaele Salomone Megna