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Numero 1 - Gennaio 2020
Numero 1 Gennaio 2020

Le buone intenzioni non bastano

Nonostante le buone intenzioni del ministro, le risorse stanziate nella bozza di legge di bilancio 2020 non sono sufficienti per recuperare il potere d’acquisto degli stipendi degli insegnanti (negli ultimi 15 anni hanno perso oltre il 15%) e neppure per riprendersi lo scatto di anzianità del 2013.


29 Dicembre 2019 | di Gianluigi Dotti

Le buone intenzioni non bastano  Anche quest’anno il Parlamento nel mese di settembre ha approvato la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF) nella quale si indicano le linee programmatiche e propedeutiche alla legge di bilancio 2020 che, al momento in cui scrivo questo articolo, è in discussione per l’approvazione in Parlamento.
 
Nel NADEF per il 2020-2022 la vera novità è che, a differenza degli scorsi anni, non sono previsti tagli alle risorse destinate alla scuola e all’istruzione.
 
Purtroppo non sono però neppure previsti nuovi significativi investimenti dei quali ci sarebbe invece un estremo bisogno dopo i feroci tagli degli anni passati; la percentuale del PIL destinato all’istruzione nel nostro paese è drammaticamente sotto la media sia dei paesi europei sia di quelli dell’OCSE.
 
In particolare per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), scaduto nel 2018, sono confermate le cifre del 2019, che riescono a coprire solamente la Indennità di Vacanza Contrattuale, ed è previsto un impegno di spesa un poco più sostanzioso per il 2020.
 
Nel documento approvato dal Parlamento si segnala che per l’edilizia scolastica nei prossimi 12 anni sono attesi 1.410 milioni per la messa in sicurezza e l’adeguamento anti-incendio degli edifici scolastici e 1.020 milioni per l’adeguamento delle strutture per rischio sismico, un pannicello caldo dato lo stato disastroso delle nostre strutture scolastiche. Sono poi indicati impegni generici per la riduzione del numero degli alunni per classe, per la gratuità degli asili nido ampliandone l’offerta soprattutto nel mezzogiorno, contro la dispersione scolastica e il bullismo.


Alla manovra di finanza pubblica andrà collegato un disegno di legge che dovrà rimettere mano ai percorsi di formazione e abilitazione del personale docente (in parte già riformati con la legge di bilancio 2019). Entro la fine del 2019 è poi previsto il bando per il concorso ordinario per la scuola dell’infanzia e primaria per un totale di 16.959 posti.
 
Nella bozza della legge di bilancio per il 2020 troviamo il dettaglio gli interventi previsti dal Governo per la scuola e i docenti, anche se questi provvedimenti saranno certi solamente quando il Parlamento approverà la legge.


La parte più importante riguarda lo stanziamento per il rinnovo del CCNL, che è scaduto il 31 dicembre 2018, e prevede risorse per 1.110 milioni di euro per l’anno 2019 (corrisponde all’1,3% dello stipendio), 1.650 per il 2020 (1,9%) e 3.175 per il 2021 (3,5%), che vanno però suddivise con tutti gli altri dipendenti pubblici (circa 1.880.000). Gli importi sono al lordo degli oneri contributivi ai fini previdenziali e dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP). Sono comprese in queste somme anche le quote per l’Indennità di vacanza contrattuale (art. 2, c. 6 del CCNL 2016/2018 e art. 47bis, c. 2 del d.lgs. 165/2001) e per il ripristino dell’elemento perequativo previsto dall’art. 37 del CCNL 2016/2018.


Allo stato attuale, questi stanziamenti porterebbero ad un aumento mensile medio lordo per i docenti di poco superiore ai 30 euro lordi mensili per il 2019, 55 per il 2020 e 85 per il 2021.


Si tratta di aumenti molto simili al CCNL 2016/2018 ma del tutto insufficienti per il rinnovo del prossimo contratto, soprattutto dopo gli accordi con il Governo Conte di aprile e con il ministro Fioramonti di ottobre 2019 con i quali il premier e il ministro si erano impegnati a trovare le risorse per aumenti degli stipendi a tre cifre che recuperassero il potere d’acquisto e avviassero l’avvicinamento dei nostri stipendi alla media di quelli degli insegnanti europei.


A questo proposto la FGU-Gilda degli Insegnanti ha proposto che sia le risorse del “bonus merito” sia quelle della “Card docente” siano riversate negli stipendi dei docenti (e solo dei docenti perché sono risorse che la legge destina agli insegnanti). Avremmo così un ulteriore aumento di circa 50 euro lordi mensili già dal 2020.


In aggiunta otterremmo l’abolizione del “bonus merito”, che si è rivelato uno strumento fallimentare per la presunta “premialità” e che ha contribuito a guastare il clima nelle scuole producendo solamente divisione tra gli insegnanti.
 
Il vantaggio, inoltre, di portare i 500 euro della “Card docente” nello stipendio non è limitato al fatto che potremmo decidere come spenderli, senza essere obbligati ad acquistare i prodotti indicati dal MIUR, ma si estende alla pensione e alla buonuscita (liquidazione) che aumenterebbero per effetto di questa nuova contribuzione.
 
Un altro provvedimento che interessa anche i docenti è la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti (il cosiddetto cuneo fiscale) per il quale sono stanziati in legge di bilancio 3 miliardi di euro per il 2020 e 5 mld per il 2021.
 
Ci sono poi 100 milioni di euro per gli asili nido, 11 milioni per l’inclusione scolastica, 2 milioni per il Piano Nazionale Scuola Digitale. Le scuole che acquisteranno uno o più abbonamenti a quotidiani o riviste nel corso del 2020 riceveranno un rimborso pari all’80% del costo sostenuto.
 
Alcune proposte, infine, chiedono di interviene anche sull’ex Alternanza scuola lavoro (ora PCTO) per aumentare il monte ore obbligatorio negli Istituti professionali e nei Tecnici. La FGU-Gilda degli Insegnanti si è già battuta per togliere l’obbligatorietà dei PCTO e lasciare che sia il Collegio dei docenti a decidere se progettare i percorsi di PCTO e nel caso indicare anche il monte ore obbligatorio per gli studenti e lo farà anche contro questi emendamenti.
 
Concludendo, in ogni caso anche con le risorse del Bonus e della Card per avere un aumento degli stipendi che permetta ai docenti di recuperare il potere d’acquisto perso negli ultimi anni, sarebbero necessari altri fondi (almeno altri 500 milioni di euro destinati solo alla scuola) che il Governo dovrebbe reperire nella Legge di bilancio 2020.


Per questo, nonostante le buone intenzioni del ministro, le risorse stanziate nella bozza di legge di bilancio 2020 non sono sufficienti per recuperare il potere d’acquisto degli stipendi degli insegnanti (negli ultimi 15 anni hanno perso oltre il 15%) e neppure per riprendersi lo scatto di anzianità del 2013. Confidiamo che in fase di approvazione il Parlamento reperisca le risorse sufficienti a rinnovare il CCNL e ad avvicinare gli stipendi degli insegnanti italiani alla media dei colleghi europei.
 
 
 


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Numero 1 - Gennaio 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
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