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Numero 1 - Gennaio 2020
Numero 1 Gennaio 2020

Diritto all’Istruzione democratica e meritocratica

Occorre ripristinare la qualità della nostra democrazia abbandonando gli attuali schemi di un sistema, piuttosto diseducativo, un sistema che produce ignoranza anziché istruzione, incultura anziché cultura.


29 Dicembre 2019 | di Rocco Antonio Nucera

Diritto all’Istruzione democratica e meritocratica Nonostante sia diffusa l'idea che la scuola sia l’istituzione per eccellenza preposta alla diffusione dei valori democratici, diritto tutelato dall’Art. 34 della Costituzione, il modello didattico vigente non solo non incoraggia, ma spesso impedisce, ai diretti interessati, di sviluppare il pensiero critico e indipendente e di ragionare liberamente su ciò che si nasconde dietro la rappresentazione del mondo, illustrata in modo spesso parziale nei libri di testo, e comunque secondo modalità che di fatto riducono la possibilità ai discenti, già di per sé poco spronati a farlo, di trovare da soli la verità. Detta impostazione ha ricadute sulla democraticità della scuola, limitata al ruolo di controllore in modo coercitivo, allontanando osservatori e cittadini da una comprensione critica e globale degli eventi. Eppure proprio gli studenti di oggi saranno gli insegnanti di domani o, come dicevano i Greci, «agenti della storia» alla costante ricerca della verità, per rendere questo mondo meno discriminatorio e più giusto.. ma forse oggi più di ieri, sebbene in forme diverse spesso occulte, le società occidentali, come quelle più a oriente capeggiate dall’oligarca di turno, hanno via, via sostituito l'economia di investimento con la speculazione finanziaria, innescando un progressivo sgretolamento delle democrazie. Ovvio, quindi, che una scuola critica ed obiettiva della società attuale, non è certamente ben accetta dai potentati economici e conniventi politici, in quanto agente “demolitore” delle ipocrisie del politicamente corretto. Per capire come va il mondo, per capirlo davvero, è bene tornare alla scuola della meritocrazia ed uguaglianza, ripristinando la qualità della nostra democrazia abbandonando gli attuali schemi di un sistema, piuttosto  diseducativo, un sistema che produce ignoranza anziché istruzione, incultura anziché cultura. Bisogna chiedersi se a fare la differenza fra la democrazia culturale italiana e quelle degli altri Paesi membri dell’UE siano davvero, come molti pensano, le istituzioni politiche o non sia invece, soprattutto, la differente qualità dei rispettivi sistemi di istruzione. Ovviamente l’analisi si rivolge in un secondo momento a chi un tempo timonava veramente la nave, insegnanti e presidi  di qualità, dedicati con passione e sacrificio all’insegnamento, scevri da indicazioni di risultati progettuali ma attenti al successo formativo per tutti anche per i discenti meno dediti allo studio. Insegnante oggi significa, tra l’altro, precarietà, pessima economicità e scarsa considerazione come se educare gli adulti di domani, fosse solo un obiettivo di secondaria importanza. Ma se le responsabilità di una scuola troppo spesso non all'altezza delle esigenze sociali sono di governi poco attenti a garantire una buona formazione, anche gli insegnanti possono e devono migliorare il loro modo di fare scuola.
Si devono evolvere e assorbire le moderne tecniche della comunicazione, devono essere attenti, creativi, coinvolgenti. Ma, soprattutto, devono essere motivati, appassionati del loro lavoro, un impegno difficile e insieme fondamentale per una società migliore. Solo così la “nuova” scuola non si limiterà ad istruire, lasciando all’aleatorietà dei processi formativi non intenzionali della famiglia e dei contesti sociali la formazione delle capacità e degli atteggiamenti che assicurano la piena formazione umana e quindi l’effettiva uguaglianza dei cittadini secondo il dettato costituzionale. Gli alunni che frequentano la scuola oggi non hanno diritto solo all’acquisizione delle conoscenze, cui peraltro oggi possono accedere più agevolmente attraverso i canali delle tecnologie multimediali, quanto alla formazione delle loro capacità e dei loro atteggiamenti, non solo cognitivi, linguistici, scientifici ma anche e soprattutto morali, sociali, nella prospettiva partecipativa di membri della futura organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Il mondo è cambiato e la scuola si deve adeguare al cambiamento, non limitandosi a prendere atto delle disuguaglianze prodotte dai condizionamenti socioculturali, ma ad assicurare l’uguaglianza dei cittadini, fondamento di una società democratica che supera l’impostazione classista proprio partendo da un’istruzione fondata sull’assunto che le capacità e gli atteggiamenti sono innati e non si formano invece attraverso i processi educativi informali e formali se ne  eliminano i condizionamenti socioculturali che hanno portato, non solo e non tanto, ad una povertà di conoscenze, quanto al limitato sviluppo delle capacità e degli atteggiamenti cognitivi, linguistici, affettivi, sociali, morali, che, se da una parte non possono assicurare l’uguale partecipazione alla vita sociale, politica ed economica, dall’altra creano profonde difficoltà alla convivenza democratica delle società sempre più multietniche, multireligiose e multiculturali del villaggio globale. Ritenere ancora che la scuola abbia solo compiti di istruzione e, al più, anche compiti di formazione cognitiva, sociale ed affettiva, significa, non solo disattendere l’impegno costituzionale del pieno sviluppo della persona umana, ma anche e soprattutto non preparare i giovani a vivere responsabilmente nella difficile società del nuovo millennio che stiamo vivendo.
 
 
 


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Numero 1 - Gennaio 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Valeria Ammenti, Ave Bolletta, Giovanni Carosotti, Rosario Cutrupia, Alberto Dainese, Giovanni De Luna, Danilo Falsoni, Marco Morini, Rocco Antonio Nucera, Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Sergio Torcinovich, Ester Trevisan, Maurizio Viroli.