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Numero 1 - Gennaio 2020
Numero 1 Gennaio 2020

Separati a scuola

Le scuole monogenere resistono qua e là nel mondo, ma anche la Scozia ha capitolato e l’ ultima scuola solo femminile cesserà di accogliere solo ragazze.


29 Dicembre 2019 | di Marco Morini

Separati a scuola Lo scorso 28 novembre il consiglio comunale di Glasgow si è trovato a votare sul futuro dell’ultima scuola superiore femminile della città e dell’intera Scozia.


Un tempo al centro del sistema educativo britannico, le scuole separate sono andate via via trasformandosi, aprendosi a studenti ambosessi, specie a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80. In Inghilterra sono ancora numerose e spesso prestigiose e anche in alcuni stati americani la divisione è ancora diffusa e popolare. Nel mondo, vengono stimate circa 200 mila scuole separate, sia statali che non statali, con circa 40 milioni di alunni. In Germania e Francia le scuole monogenere sono oltre 200, mentre sono più di 400 in Giappone. Negli Stati Uniti, l’educazione separata ha ripreso piede a partire dal 2006, quando il Ministero dell’Educazione ha modificato l’applicazione del “Title IX”, la norma, varata nel 1972, che proibiva la discriminazione sessuale nei programmi scolastici finanziati con denaro federale, ridando quindi legittimità alle scuole separate.
 
L’ultima scuola pubblica scozzese si riconvertì invece a struttura mista nel 1987 e solo pochi altri istituti privati resistettero più a lungo. Nell’autunno 2019, la scuola secondaria cattolica Notre-Dame è rimasta l’unica ad accettare solo studentesse. Fondata nel 1897 da una congregazione di suore e situata nel cuore del West End, il quartiere più ricco della città, è una vera e propria istituzione cittadina – un tempo frequentata dalle figlie delle famiglie più agiate di Scozia, mentre ora può far sfoggio di una frequenza multirazziale e multisociale, grazie anche a un generoso sistema di borse di studio per le ragazze meno abbienti.


La comunità locale si è divisa e l’acceso dibattito si è allargato all’intero Regno Unito. Due gruppi contrapposti si sono formati “Girls for Notre-Dame” e “Notre Dame High for All”. Questi hanno iniziato a confrontarsi sui media locali e nazionali, a organizzare manifestazioni ed eventi in città e a effettuare una costante pressione sui politici locali. Il gruppo “conservatore” ha raccolto migliaia di adesioni tra i genitori e le ex studentesse della scuola, a larga maggioranza schierate in difesa della situazione attuale. Queste sostengono che classi tutte al femminile permettano alle ragazze di crescere meglio e senza pressioni e intimidazioni da parte dei maschi. Sviluppando alla giusta velocità la fiducia in se stesse, qui si sentono anche più libere di scegliere materie scientifiche, di prendere la parola in classe e di poter “sbagliare” senza rischiare di essere prese in giro dai maschi. I fautori dell’educazione separata sostengono che ragazzi e ragazze hanno stili e ritmi di apprendimento molto distanti tra loro.


Opposte invece le tesi di coloro che vogliono riformare lo status quo: una scuola solo femminile non preparerebbe alla realtà sociale e rallenterebbe soltanto lo sviluppo di queste studentesse, che si diplomerebbero senza essersi confrontate con i coetanei maschi. Più in generale, sostengono come la diversità sia sempre un plusvalore, inclusa quella di genere, che può quindi solo fare bene a chi frequenta la scuola.
 
A livello politico, tutti i partiti rappresentati nel consiglio della città erano favorevoli al superamento dell’accesso solo femminile alla scuola. Ma, dopo le crescenti proteste che hanno mostrato un’opinione pubblica fieramente divisa, alcuni consiglieri hanno rivisto la propria posizione. Verdi e Conservatori sono rimasti a favore dell’accesso misto mentre l’SNP (il partito indipendentista scozzese) si è diviso in due sulla questione. A sorpresa il Labour ha indetto un referendum tra gli iscritti cittadini per decidere che posizione sostenere. Questi, di stretta misura, hanno espresso una posizione favorevole all’apertura della scuola ai maschi.
 
Il dibattito ha permesso di riflettere ancora una volta sul valore educativo delle scuole separate. L’idea generale è sempre stata quella che le classi solo maschili forgiassero comportamenti iper-mascolinizzati, “macho” e che più in generale nelle scuole separate si verificassero più episodi di bullismo. Oltre, ovviamente, al discorso che l’auto-segregazione non è mai positiva in termini di tolleranza, confronto e crescita reciproca.
 
Da un punto di vista dei risultati scolastici, l’evidenza scientifica è invece contrastante. Uno studio del 2017 dell’Australian Council for Education Research ha mostrato come gli studenti provenienti da scuole superiori separate andassero meglio dei coetanei provenienti da scuole miste nei test universitari di matematica e fisica. Nel 2011, alcuni ricercatori del Consiglio Americano per la Scuola Mista hanno pubblicato su Science uno studio dal titolo eloquente: “La pseudoscienza della scuole single-sex”, nel quale si sosteneva che non c’è alcun vero dato scientifico a sostegno di queste tesi e che il successo delle scuole monogenere è dovuto semplicemente al fatto che sono molto selettive. Ma, nel 2012, uno studio dell’Università della Pennsylvania, arrivò alla conclusione opposta: “Frequentare una scuola single-sex porta al raggiungimento di risultati significativamente migliori”.
 
Judith Gill, che insegna alla University of South Australia e che è una delle massime esperte mondiali sul tema, sostiene che è impossibile dare una risposta univoca e che svariati studi hanno dato risultati tra loro opposti. Più pragmaticamente, afferma che ci sono buone o cattive scuole sia tra gli istituti separati che tra quelli misti. L’Australia è uno dei paesi dove le scuole separate sono ancora uno dei cardini educativi, avendo il Paese di fatto copiato (e mai riformato) il sistema d’istruzione in forza alla ex madrepatria inglese più di un secolo fa. Qui il dibattito è altrettanto acceso che a Glasgow e c’è da attendersi che gli istituti separati dureranno ancora a lungo, sebbene sia evidente come riflettano una struttura sociale ormai superata, incentrata sul maschio lavoratore e su donne casalinghe, destinate a occuparsi principalmente di questioni domestiche.


In Italia la divisione in classi maschili e femminili nelle scuole pubbliche è stata abbandonata negli anni ’60. E a livello privato si contano meno di 20 istituti, con circa 4mila alunni concentrati in poche scuole presenti in alcune grandi città. Uno degli esempi più noti è il Liceo Classico Monforte di Milano, solo femminile, che spesso primeggia nelle classifiche dei diplomati della città e della regione. Nel nostro Paese il dibattito sulle scuole separate è praticamente assente, sebbene famiglie ed ex alunni dei pochi istituti monogenere siano in larga parte decisamente soddisfatti della loro scelta.
 
Quasi dimenticavamo: il consiglio comunale di Glasgow ha infine votato a larga maggioranza di consentire anche agli studenti di sesso maschile l’accesso alla Notre Dame High School. Dall’anno scolastico 2021-22 cesserà di esistere l’ultima scuola solo femminile di Scozia.
 
 
 


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Numero 1 - Gennaio 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
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