IN QUESTO NUMERO
Numero 2 - Marzo 2020
Numero 2 Marzo 2020

Sardine a scuola

Per parlare di diritti costituzionali, della crisi dei partiti, del diritto ad un lavoro dignitoso e non precario, perché compito della scuola è formare cittadini e non solo studenti


17 Febbraio 2020 | di Fabrizio Tonello

Sardine a  scuola Si parla di diritti costituzionali e della loro mancata applicazione, dei partiti e della loro crisi, della  Costituzione. Si discute della fase 2 del movimento delle Sardine, di come continuare, della complessità del momento storico-politico, del diritto ad un lavoro dignitoso e non precario, dell’assuefazione all’ingiustizia e della volgarità della politica. E tutti stanno attenti. In sala non vola una mosca.
 
Siamo a scuola ma nelle ultime file non si ridacchia, non si scambiano bigliettini, non si guarda svogliatamente il cellulare. Siamo al “Fermi” di Bologna, in trasferta per l’occasione al circolo ARCI “Benassi” per iniziativa del preside Fulvio Buonomo. Non si smentisce lo storico liceo scientifico bolognese, protagonista anche in passato di assemblee memorabili: il 21 gennaio scorso, a cinque giorni dalle elezioni regionali, centinaia di studenti hanno partecipato a un dibattito serio, sereno ed argomentato con Andrea Garreffa, Mattia Santori e Giulia Trappoloni, fondatori del movimento delle Sardine, insieme a Paul Ginsborg e Nadia Urbinati dell’associazione Libertà e Giustizia, e infine Pancho Pardi, come memoria storica dei Girotondi di vent’anni fa.
 
Si percepisce la commozione di Paul Ginsborg quando dice che non sperava, lui storico dell’Italia contemporanea, di assistere a momenti come questi, vista la pochezza e l’ostentata ignoranza della politica di questi anni che, in un certo senso, si basa sul ‘lamento nazionale’. Ginsborg sottolinea che comunicare vuol dire parlare, ma anche ascoltare. Il linguaggio è legato alle passioni: quelle tristi (narcisismo, gelosia, risentimento), che possono essere contrastate da quelle positive (amore, empatia, mitezza).
 
Andrea Garreffa riconosce che proprio l’ascolto e la mitezza sono stati alla base della nascita delle Sardine, indignate dalla violenza del linguaggio “politico” di Salvini e della destra. Subito Nadia Urbinati aggiunge che “mitezza” non vuol dire affatto rassegnazione o inerzia: è piuttosto una dote della maturità politica, legata alla fermezza nel difendere i principi del vivere insieme nella comunità.
 
La forza della democrazia, dice ancora Urbinati, si è vista nella risposta all’appello delle 6.000 Sardine, con un’enorme partecipazione spontanea in Piazza Maggiore a Bologna, in novembre, quando si sono espresse opinioni che non si traducono  subito in decisioni. E i partiti oggi non occupano quello spazio intermedio. I movimenti sono la democrazia prima della maturità, quando le passioni adolescenziali ribollono: le Sardine sono un movimento metapolitico che scuote l’opinione pubblica, una feconda manifestazione di cittadinanza.
 
Il tema forte era il coinvolgimento delle persone, dice Mattia Santori, il più noto dei quattro fondatori: c’era la consapevolezza che essere chiamati solo a votare ogni 5 anni è troppo poco per sentirsi parte del tessuto democratico: in politica devono contare non solo le parole, ma anche i fatti, spesso dimenticati o nascosti.
 
Parlando dei movimenti passati Pancho Pardi ricorda come i Girotondi avessero un obiettivo più limitato e fossero più polemici delle Sardine nella loro mobilitazione contro il governo Berlusconi. Non hanno condizionato i partiti, ma sono stati parte di movimenti successivi importanti, dal referendum sull’acqua pubblica alla difesa dei diritti costituzionali nei referendum.
 
E’ il momento delle domande degli studenti: “prima di voi, molti movimenti politici si sono affermati attraverso la rete, cosa vi distingue da loro?”. “Cosa pensate del movimento di Hong Kong?”. “Perché sta tornando la voglia di farsi sentire dal basso?”  Si alternano nelle risposte le Sardine e i relatori di Libertà e Giustizia, tutti sintetici e precisi, ma anche consci del fatto che occorrerebbe l’intera giornata, o un ciclo di incontri, solo per sfiorare argomenti così complessi.
 
Intervengono anche i rappresentanti di istituto, consapevoli del proprio ruolo e della responsabilità che hanno accettato: parlano di una scuola che permetta ad ogni studente di essere ascoltato, dicono che compito della scuola è formare cittadini e non solo studenti, sono convinti che il loro lavoro possa servire anche fuori dalla scuola e vogliono usare il loro ruolo per ragionare e fare qualcosa di concreto.
 
Alle 13 l’assemblea finisce ma le discussioni proseguono: nei corridoi, sul piazzale, sull’autobus. E’ stato un modello di razionalità, di cooperazione, di democrazia. Sarebbe così difficile replicarlo in tutte le scuole? La ricetta non sembra così difficile: una robusta dose di iniziativa, un pizzico di coraggio, passione quanto basta. Servire caldo.
 
 
___________________________________
Fabrizio Tonello è docente di Scienza politica presso l’università di Padova, dove insegna, tra l’altro, un corso sulla politica estera americana dalle origini ad oggi. Ha insegnato alla University of Pittsburgh e ha fatto ricerca alla Columbia University, oltre che in Italia (alla SISSA di Trieste, all’università di Bologna).
Ha scritto L’età dell’ignoranza (Bruno Mondadori, 2012), La Costituzione degli Stati Uniti (Bruno Mondadori, 2010), Il nazionalismo americano (Liviana, 2007), La politica come azione simbolica (Franco Angeli, 2003).
Da molti anni collabora alle pagine culturali del Manifesto.
 
 
 
 


Condividi questo articolo:

Numero 2 - Marzo 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Lucio D'Abbicco, Alberto Dainese, Marco Morini, Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan