La speranza di March Bloch che la Francia potesse rinascere grazie ad una rivoluzione della scuola non ha avuto seguito. Oggi come allora.
17 Febbraio 2020 | di Piero Morpurgo
Gennaio: l’invasione sovietica della Finlandia; febbraio: Inghilterra e Francia intervengono in Norvegia; marzo: Mussolini si impegna con Hitler a entrare in guerra; aprile: massacro di Katyn in cui i sovietici uccidono 22000 ufficiali polacchi; maggio: i nazisti invadono Francia, Belgio, Olanda Lussemburgo; giugno: l’Italia dichiara guerra a Francia e Inghilterra, i nazisti entrano a Parigi; luglio: Hitler ordina l’invasione dell’Inghilterra; agosto: Mussolini invade la Somalia; settembre: i fascisti tentano di conquistare l’Egitto, aerei italiani bombardano Tel Aviv; ottobre: Mussolini decide di invadere la Grecia e di bombardare Bahrain; novembre: bombardamento di Coventry; dicembre: la Spagna rifiuta di entrare in guerra.
Il 1940 fu anche l’anno in cui Witold Pilecki [1], ufficiale polacco, si fece catturare volontariamente per capire quel che accadeva ad Auschwitz da dove inviò in Inghilterra una serie di descrizioni dettagliate del campo di sterminio che furono ritenute “esagerate”, l’ufficiale scappò nel 1943 dopo due anni e mezzo di sofferenze e si unì alle truppe di liberazione dell’Italia, morì nel 1948 nei gulag stalinisti. Di tutto ciò nei nostri manuali di storia non c’è traccia. Per usare un’espressione di Max Gallo [2], scrittore e storico poco tradotto in Italia, il 1940 segnò l’abisso per la Francia, ma anche l’inizio della speranza. I francesi sono sconfitti dai nazisti: 920.000 morti, quasi due milioni di prigionieri. Di fronte al disastro si trasferiscono i bambini dal nord al sud del Paese [3]; interi plessi scolastici furono spostati: la scuola di Epinal, non lontano da Strasburgo fu accolta a Montelimar nei pressi di Avignone [4]. La Francia di Vichy si incardinò sul motto “Lavoro, Patria, Famiglia” che sostituiva l’ideale repubblicano di "Libertà, Uguaglianza, Fraternità".
Nella propaganda la Francia è raffigurata come una casa scardinata dal parlamentarismo, dagli ebrei, dal comunismo che fondano la loro azione su: la pigrizia, la demagogia e l’internazionalismo; mentre la “nuova” Francia si fonda sulla disciplina, l’ordine, il risparmio e il coraggio che sono fondamenta della scuola e dell’esercito.
Sin dagli esordi, il 15 agosto 1940, Pétain affermò: "tra i compiti che il governo deve affrontare, non c'è niente di più importante della riforma dell'Educazione Nazionale". La scuola della Terza Repubblica (1 settembre 1870 – 10 luglio 1940) fu considerata responsabile del degrado culturale e morale che portò all’invasione nazista. Dei 26000 insegnanti mobilitati nel 1939 si disse che avessero combattuto male, furono accusati di aver fallito, per codardia, nell’adempimento del loro dovere di soldati. I sindacati della scuola e la Lega per l’Insegnamento furono sciolti. Il poeta Paul Claudel accusò gli insegnanti di essere stati tra i primi ad arrendersi. Il quotidiano Paris-Soir scrisse dei docenti: "100% fuggitivi", si sostenne che i maestri che avrebbero dovuto dare l'esempio furono i primi a farsi prendere dal panico. La colpa era da addebitare ai professori: "il loro socialismo, il loro scientismo, il loro pacifismo, li pongono in prima fila come nemici interni.” Già nell'edizione del 15 luglio 1940 del giornale Petit Dauphinois, la scuola veniva descritta come "il campo chiuso delle divisioni; nel cortile, nelle aule, regnava un'aria soffocante. Il comunismo venne ad affogare l'educazione nazionale in un tino di acido: l'idea della Patria era stata dimenticata, la famiglia non era più onorata e il lavoro era screditato". Sia per gli alunni sia per gli insegnanti, le condizioni scolastiche durante questi anni di occupazione erano difficili: aule non riscaldate, scarsamente illuminate, mancanza di carta, assenza di materiale scolastico (inchiostro, gesso, lavagne). A queste deplorevoli condizioni scolastiche si aggiungevano: la malnutrizione, la paura, le persecuzioni e le retate. In questo quadro la Rivoluzione Francese doveva essere insegnata in modo da minimizzarla o addirittura da ridicolizzarla. L’insegnamento della morale religiosa fu ripristinato. Jacques Chevalier, figlioccio del maresciallo Pétain e segretario generale della Pubblica Istruzione, il 23 novembre 1940, modificò i programmi di moralità scolastica reintroducendo la nozione dei "Doveri verso Dio" modificando l'articolo 2 della legge del 28 marzo 1882, che aveva abolito l'educazione religiosa. I funzionari di Vichy rimproveravano al corpo docente di aver trasmesso valori come "la laicità, la libertà di pensiero, il culto della scienza e la fede nel progresso, per non parlare del repubblicanesimo e del pacifismo che, si diceva, aprirono la strada alla sconfitta del 1940". Si affermò una violenza crescente contro gli insegnanti. Sul giornale del 3 gennaio 1941, A. de Puysegur scriveva: “la gioventù francese è stata resa marcia fino al midollo dagli insegnanti”. Il governo di Vichy introdusse misure che discriminavano la popolazione ebraica. Durante il Consiglio dei Ministri del 1 ottobre 1940, Petain sostenne l'esclusione degli ebrei nel campo della giustizia e dell'educazione. Le leggi antisemite di Raphael Alibert del 3 ottobre 1940, note come "primo statuto degli ebrei" e la sua estensione del 2 giugno 1941, nota come "secondo statuto", segnarono l'inizio dell'esclusione degli insegnanti ebrei.
Queste disposizioni portarono a terribili persecuzioni contro gli insegnanti: 1328 docenti licenziati, 2000 ebrei costretti a lasciare l'insegnamento [5]. L'istruzione francese fu interamente gestita dal governo: tutti gli insegnanti delle scuole pubbliche dovevano obbedire all’autorità centrale. Inoltre con la circolare del 9 agosto 1940 di Pierre Chenevier, si prospettava il trasferimento per insegnanti “sedotti da teorie ormai superate e la cui precedente attività era ritenuta riprovevole”. L’ideologia totalitaria colpiva le donne: la legge dell'11 ottobre 1940 stabiliva che tutte le donne sposate i cui mariti potevano mantenerle dovevano lasciare il servizio al fine di dedicarsi esclusivamente alla vita familiare [6]. Nel 1940 Marc Bloch scrisse La strana disfatta [7] dove lo storico, l’insegnante, l’ebreo partigiano svolse un’analisi impietosa dei vertici dell’esercito e dell’amministrazione francese nonché di quei sindacati che si erano fatti sedurre dal nazismo come difesa dal comunismo. Invero c’era stato il tentativo del “Manifesto dei dodici” movimenti sindacali che si schierarono contro l’antisemitismo e per la libertà di pensiero [8].L’opera di Marc Bloch si conclude con un capitolo di speranza che auspica una riforma della scuola: la nuova Francia sarebbe risorta solo con una rivoluzione della Scuola; una riforma che ponga fine a continui rimaneggiamenti che sembrano maschere, una trasformazione del sistema dell’istruzione che bandisca l’ossessione dei test e che, invece, si basi su l’impiego di nuove risorse per i laboratori, per le biblioteche, per la formazione intellettuale abbandonando il mito di formare “tecnici” fin dalle giovani generazioni. Era il 1940. Oggi il sacrificio di Marc Bloch, fucilato nel 1944, sembra dimenticato.
[1] W. Pilecki, The Auschwitz volunteer: beyond the bravery, Los Angeles 2012; si veda il filmato https://www.youtube.com/watch?v=EhCWlOSPcOY.
[2] https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/07/20/max-gallo-lamore-per-la-storia-tra-francia-e-italia34.html
[3] L. L. Downs, Enfance en guerre: Les évacuations d'enfants en France et en Grande-Bretagne (1939-1940), in “Annales. Histoire, Sciences Sociales”, 66e (2011), pp. 413-448.
[4] http://museedesenfantsdetroupe.fr/index.php/la-2eme-guerre-mondiale-les-replis ; M. Devigne, «Les enfants d’abord»! Le repli des écoles loin des dangers de la guerre en France (1939-1944), Presses Universitaires du Septentrion 2014, in https://books.openedition.org/septentrion/7220?lang=en
[5] R. Handourtzel, Vichy ou l'échec de l'"école nationale" (été 1940-été 1944), in B. Falaize, C. Heimberg, O. Loubes, edd., L’école et la nation: Actes du séminaire scientifique international. Lyon, Barcelone, Paris, 2010, pp. 103-112, https://books.openedition.org/enseditions/2350?lang=en .Documenti ed esercizi in https://cdn.reseau-canope.fr/archivage/valid/N-4549-12044.pdf .
[6] S. Calcagni. Éducation et enseignement sous le régime de Vichy, 1940-1944. Education. 2013 https://dumas.ccsd.cnrs.fr/dumas-01064051/document.
[7] https://www.ebooksgratuits.com/html/bloch_etrange_defaite.html#_Toc224569653
[8] https://fr.wikisource.org/wiki/Manifeste_des_Douze.
Condividi questo articolo: