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Numero 3 - Maggio 2020
Numero 3 Maggio 2020

Punto e capo

Ovvero, come usare il pretesto dell’ emergenza per bypassare il confronto democratico con i docenti e il personale scolastico


01 Maggio 2020 | di Ester Trevisan

Punto e capo Come e quale punto fermo mettere all’anno scolastico in corso e come andare a capo per dare avvio al prossimo: le “istruzioni per un uso corretto” (sigh) della scuola ai tempi del Coronavirus sono entrate in vigore il 9 aprile con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale  del decreto  legge approvato il 6 aprile in Consiglio dei ministri e contenente, appunto,  “Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”.


Vediamo nel dettaglio come è articolato il decreto che, al momento in cui scriviamo, è all’esame della 7^ Commissione in Senato dove è partito l’iter parlamentare per la sua conversione in legge.


Per quanto concerne la scuola secondaria di I grado, si prevede che il Ministero dell’Istruzione possa, con provvedimento specifico, modificare l’impianto dell’esame conclusivo del ciclo. Se gli alunni potranno sostenerlo in presenza, c’è la possibilità che venga semplificato. In caso contrario, si procederà con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, prevedendo anche la consegna di un elaborato redatto dagli studenti.
Capitolo scuola secondaria di II grado: a causa dell’emergenza sanitaria, tutti gli studenti accederanno all’esame di Maturità e sono due, in base all’evoluzione della pandemia, gli scenari che si profilano per il suo svolgimento. Se gli studenti potranno rientrare a scuola entro il 18 maggio, la commissione sarà interna e le prove scritte saranno due: la prima, quella di Italiano, le cui tracce saranno preparate dal Ministero; la seconda, quella che caratterizza ciascun indirizzo, sarà predisposta dalle commissioni. Poi ci sarà l’orale. Se non si rientra a scuola, è previsto il solo colloquio orale.


Per quanto riguarda i passaggi tra le classi intermedie, il decreto prevede che tutti gli allievi possano essere ammessi all’anno successivo. Una sorta di “liberti tutti”, anche se dal ministero assicurano che “non ci sarà il cosiddetto 6 politico”. Ma se pur volessimo metterla in altri termini e chiamarla “promozione sul campo”, perché, come assicurano ancora da viale Trastevere, “tutti saranno valutati nel corso degli scrutini finali secondo l’impegno reale”, sarebbe soltanto un inganno lessicale: la sostanza dei fatti non muta, tutti guadagneranno il passaggio alla classe successiva e sarà, dunque, una “promozione di ufficio”. Cancellati anche i debiti formativi per gli studenti della secondaria di II grado. All’inizio di settembre, invece degli abituali corsi di recupero delle insufficienze, per gli studenti di tutti i cicli di istruzione saranno attivati percorsi di recupero e integrazione degli apprendimenti monchi.


In merito all’avvio del prossimo anno scolastico, il decreto prevede che con una o più ordinanze il Ministero provveda, tra l’altro, a definire, d’intesa con le Regioni, il calendario di avvio delle lezioni del prossimo anno e, sul fronte del personale docente, le immissioni in ruolo, da concludersi entro il 15 settembre, le assegnazioni provvisorie, le utilizzazioni e le supplenze.


Con il decreto, inoltre, la didattica a distanza non è più semplicemente “consigliata”, ma diventa obbligatoria secondo quanto recita il comma 3 dell’articolo 2: “In corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito  dell’emergenza  epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”.  


Ma come siamo arrivati all’approvazione di questo decreto? Procediamo a ritroso lungo la strada che ha portato il Consiglio dei Ministri al varo del provvedimento ora all’esame del Parlamento.
Il 4 marzo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte firma il primo Dpcm che dispone lo stop alle lezioni (non ancora la chiusura degli istituti scolastici, ndr) dal 5 al 15 marzo e stabilisce che i dirigenti scolastici attivino modalità di didattica a distanza. 
“La decisione non è stata semplice”, ammette la titolare del secondo piano di viale Trastevere durante la conferenza stampa. Ma per gli esperti del comitato tecnico scientifico precedentemente consultati, mancano le evidenze scientifiche sull’efficacia del provvedimento, perché secondo loro la misura dovrebbe essere adottata per tempi più lunghi: almeno un mese.


Quattro giorni dopo, con il decreto varato l’8 marzo, si dispone la sospensione della riunione degli organi collegiali in presenza.
Il giorno successivo, 9 marzo, un ulteriore decreto sancisce la proroga della sospensione dell’attività didattica fino al 3 aprile, data nuovamente posticipata al 13 aprile con il Dpcm del 1 aprile. 


Prima dell’approvazione il 6 aprile delle ultime misure riguardanti la scuola, nonostante la richiesta di un confronto da parte della Gilda degli Insegnanti, nonché degli altri sindacati, per giungere a un testo normativo condiviso, la ministra Azzolina non ha mosso alcun passo in questa direzione. Lo testimonia in maniera particolarmente dettagliata un post pubblicato dal coordinatore nazionale della Gilda sul suo profilo Facebook. Ecco quanto scrive Rino Di Meglio ricostruendo i fatti: “Il 1° aprile, alle ore 9, il Ministro incontra in videoconferenza i Segretari dei sindacati rappresentativi [...] e non fornisce risposta alle richieste di informazioni dei sindacati riguardo la conclusione dell’anno scolastico. Rinvia a tavoli tecnici, comunicando che il calendario sarebbe stato inviato alle ore 13 dello stesso giorno. Ma era il 1° aprile, infatti il calendario non si è visto. Lo stesso 1° aprile Il Sole 24 Ore pubblica nel suo sito particolareggiate indiscrezioni sulla bozza di decreto che si sta predisponendo. Il giorno successivo, 2 aprile, alle ore 16.21, la rivista web Orizzonte Scuola pubblica una prima bozza del decreto. Ne seguirà un’altra, sempre inviata alla stampa ma non ai sindacati che rappresentano un milione di lavoratrici e lavoratori del mondo della scuola”. Va da sé la considerazione con cui Di Meglio chiude il post: “Non voglio alimentare polemiche, ma non è possibile rimanere in silenzio di fronte a un comportamento istituzionalmente inaccettabile: la grave emergenza che il Paese tutto sta affrontando non può costituire un pretesto per bypassare il confronto democratico con i docenti e il personale scolastico”.
 
 


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Numero 3 - Maggio 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Stefano Battilana, Maura Canalis, Roberto Casati, Enzo Novara, Stefania Pra Florian, Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan.