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Numero 4 - Settembre 2020
Numero 4 Settembre 2020

Uno schiaffo per tutti i docenti

Tutte le ragioni del perché la Gilda non ha firmato il contratto nazionale integrativo sul MOF, a conferma di una battaglia sostenuta da tempo. Il bonus merito per i docenti deve essere, per legge, destinato solo ad essi.


28 Agosto 2020 | di Fabrizio Reberschegg

Uno schiaffo per tutti i docenti  
Il Ministero dell’Istruzione ha firmato con le OO.SS., con l’unica eccezione della Gilda degli Insegnanti, il nuovo contratto nazionale integrativo sul MOF (fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa) per l’anno scolastico 2020-21 che ha ricompreso all’interno del fondi FIS (Fondo delle Istituzioni Scolastiche) anche il bonus per la valorizzazione dei docenti previsto dalla legge 107/15 e modificato dalla legge 160/19  e la ha convertito alla “valorizzazione di tutto il personale scolastico senza ulteriore vincolo di destinazione”. Il MOF, escludendo i fondi del merito per i docenti, rimane ancora una volta inalterato e continuano a non essere rifinanziate, con specifica attribuzione, le risorse per il recupero dei debiti nella secondaria di secondo grado.
Il fondo per il bonus docenti ammonta a ben € 142.800.000. La Gilda degli Insegnanti, già nella precedente contrattazione 2019-20, aveva eccepito che tale somma dovesse essere finalizzata solo al personale docente essendo fondi dedicati originariamente dalla legge ad esso. Il Contratto sottoscritto dalle altre OO.SS. peggiora le cose mettendo il fondo del bonus definitivamente nel calderone del FIS e demandando alla contrattazione di istituto la ripartizione e i criteri di distribuzione. Immaginiamo cosa possa accadere nelle RSU per dividersi la torta.
I fondi della valorizzazione dei docenti dovevano invece essere espunti dalla massa del FIS e dedicati alla quota dei docenti (comprensiva del personale educativo) soprattutto nella fase di emergenza COVID 19 che ha visto, e vedrà presumibilmente, i docenti farsi carico dell’enorme lavoro aggiuntivo legato alla Didattica a Distanza a proprie spese e con risorse proprie.
Di fronte alla acritica fede nei confronti del totem dell’autonomia scolastica da parte delle altre OO.SS., è stato addirittura modificato in pejus il testo iniziale proposto dall’amministrazione che tentava almeno in parte di valorizzare il ruolo dei docenti nei processi in atto elencando le funzioni da valorizzare, funzioni legate prevalentemente alla didattica.
Un fatto che dimostra quanto sia diversa la filosofia della Gilda nei confronti delle altre OO.SS. in merito alla contrattazione RSU e al riconoscimento del cosiddetto “lavoro accessorio”.
Da sempre la Gilda ha chiesto che le funzioni consolidate nell’articolazione organizzativa scolastica (coordinatori di classe, di dipartimento, ecc.) fossero inserite direttamente con tabelle nazionali nel CCNI e che alla contrattazione di scuola restasse solo la valorizzazione di progetti specifici caratterizzanti l’istituzione scolastica. Alcuni sindacati preferiscono invece che, a parità di funzione, la retribuzione sia differenziata a seconda della capacità e forza contrattuale delle RSU di scuola. Una bestemmia per i principi storici del sindacalismo che sposa la logica di micro gabbie salariali per l’accessorio. Almeno si arrivasse alla creazione di RSU provinciali o territoriali che garantirebbero in parte omogeneità di trattamento per il lavoro accessorio in un contesto più ampio. Ma la logica del micro potere sindacale con più di 8.000 RSU e 30.000 eletti sembra ancora prevalere sulla difesa dei diritti dei lavoratori.
Si riapre quindi in settembre il triste rito della contrattazione che sarà appesantito dal problema della spartizione dell’ex bonus docenti. La didattica a distanza, che sarà reintrodotta parzialmente nella secondaria, resterà onere dei docenti che dovranno farsene carico con le proprie risorse e con un lavoro di preparazione aggiuntivo enorme e non riconosciuto. Almeno il fondo dell’ex bonus servisse per riconoscere tale sforzo, ma ciò sarà difficile. Manca una volontà politica unitaria e nazionale, soprattutto perché alcuni microinteressi del personale ATA (in particolare i collaboratori scolastici) saranno ben rappresentati nella contrattazione di Istituto.
Qualcuno potrebbe eccepire che la nostra posizione sia eccessivamente spostata a favore dei docenti dimenticando il personale ATA. Ricordiamo loro che i bassi stipendi del personale ATA non possono essere rimpinguati con le elemosine del FIS a scapito della quota spettante ai docenti e che servirebbe finalmente discutere apertamente di incrementi stipendiali per tutti con un Contratto Nazionale di Lavoro dignitoso. E non dimentichiamo che il personale ATA non è costituito da lavoratori con funzioni e mansioni omogenee. Il personale delle segreterie è stato costretto a sobbarcarsi negli ultimi anni enormi carichi di lavoro dopo la destrutturazione dei servizi centrali e territoriali del Ministero. Peccato che in termini di voti nelle RSU contino molto meno dei collaboratori scolastici.
Questo contratto, come altre disposizioni relative al funzionamento delle RSU, rischia ancora una volta di accentuare una guerra tra poveri che giova solamente all’Amministrazione.
 
 
 
 


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Numero 4 - Settembre 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
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