IN QUESTO NUMERO
Numero 5 - Novembre 2016
Numero 5 Novembre 2016

Referendum 4 dicembre: anche noi votiamo NO

Il NO che esprimiamo appartiene alla redazione, è in consonanza con quello già espresso dal Coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio, sulle pagine del numero scorso di questo giornale e con una buona parte, certo non tutta, della nostra Associazione


23 Ottobre 2016 | di Redazione

Referendum  4 dicembre: anche noi votiamo NO Nel 2006, il nostro Paese fu chiamato a votare per il Referendum costituzionale che mirava ad introdurre un sorta di Presidenzialismo. Il governo di allora era di centro destra, con Presidente Silvio Berlusconi, eletto dai cittadini. Il nostro giornale si schierò apertamente per il NO contro quella proposta. Oggi, i cittadini sono chiamati a votare per un’ altra Legge di Riforma costituzionale che non è molto diversa, nella sostanza, da quella, anche se il governo che la propone è di Centro sinistra, con Presidente Matteo Renzi, non eletto dai cittadini. Oggi, come allora, Professione docente si schiera apertamente per un altro NO.
 
Il NO che esprimiamo appartiene alla redazione, è in consonanza con quello già espresso dal Coordinatore nazionale della Gilda, Rino Di Meglio, sulle pagine del numero scorso di questo giornale e con una buona parte, certo non tutta, della nostra Associazione.
 
La nostra è solo una dichiarazione, il nostro invito ai colleghi che ci leggono è di approfondire tutti gli aspetti della Riforma e di decidere sui dati di fatto e di diritto e non in base a giudizi preconcetti. Sul sito del Centro Studi segnaliamo da leggere una completa analisi, anche storica, che approfondisce i motivi del No, a cura di Piero Morpurgo.
 
Votiamo no perché non crediamo ai motivi sbandierati dal governo, pensiamo, con ragionevole certezza, che le ragioni di questo rivolgimento di una Costituzione ben fatta, da persone autorevoli e con il senso dello Stato, siano altre.
 
Non è vero che con queste modifiche si risparmiano almeno 500 milioni sui costi della politica. Al massimo si risparmiano 60 milioni: 40 milioni circa dalla soppressione della diaria per i Senatori (ma qualcuno li dovrà poi rimborsare dei viaggi e dei soggiorni); 9 milioni circa dalla riduzione del numero dei Senatori; 8,7 milioni dalla soppressione del CNEL.
Per tutto il resto la Ragioneria Generale sostiene che “i risparmi non sono quantificabili”.
 
Non è vero che con queste modifiche si risparmiano i tempi della politica. Si creerà invece un intrico di passaggi tra Camera e Senato e un groviglio di competenze il cui conflitto dovrebbe essere risolto d’intesa tra gli stessi presidenti delle due Camere che configgono tra loro.
 
E’ vero senza dubbio che, con questa proposta, il Parlamento sarà drasticamente indebolito per dare più poteri all’esecutivo. Il rapporto di fiducia tra il Parlamento ed il governo sarà poi vanificato perché quest’ultimo dovrà ottenere la fiducia da un solo partito poiché la legge elettorale Italicum prevede che un solo partito avrà – quale che sia la percentuale dei suoi voti, al primo turno o al ballottaggio – la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera (340 deputati su 615). Il problema della fiducia si riduce così ad un rapporto tra il capo del governo e il suo partito e perciò ricadrà sotto la legge della disciplina di partito e dunque al rapporto tra un partito e il suo segretario.
 
E’ vero che in questo modo il potere sarà sempre più concentrato, in mano a pochi decisori, liberi di legiferare sul destino dei cittadini senza alcun contraddittorio. In un mondo di poteri e ricchezze sempre più concentrati nella mani di pochi, noi crediamo che si debba aumentare la democrazia e non virare verso una oligarchia, agli ordini ( o al soldo) di non si sa bene chi.
 
Noi crediamo ancora alla cittadinanza, alla responsabilità dei singoli, al loro coinvolgimento consapevole. Come nella scuola respingiamo l’ idea di un Dirigente capo che tutto decide, senza controlli e limiti, così nella vita pubblica crediamo ancora nel sistema rappresentativo parlamentare. Come disse Winston Churchill, la Democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora. Di salvatori della patria e di uomini soli al comando abbiamo già avuto prove da non ripetere; se questa democrazia ha fatto degli sbagli, si cambino gli uomini e non i meccanismi che fanno delle persone i cittadini e non i sudditi.





Condividi questo articolo:

Numero 5 - Novembre 2016
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Gina Spadaccino.
Ha collaborato a questo numero:
Ester Trevisan