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Numero 1 - Gennaio 2017
Numero 1 Gennaio 2017

IL BONUS DEL MERITO: poca o nessuna trasparenza. Perché?

Stiamo parlando di soldi pubblici che dovevano essere parte integrante dello stipendio (FIS) e che dovevano rientrare nelle risorse per il nuovo contrato della scuola (bonus per il merito). Soldi dei contribuenti, soldi dei lavoratori che non possono essere gestiti come fossero premi di produzione.


24 Dicembre 2016 | di Fabrizio Reberschegg

IL BONUS DEL MERITO: poca o nessuna trasparenza. Perché? Sono arrivati con un ritardo di almeno tre mesi i mitici soldi per il bonus dedicato al merito dei docenti. 200 milioni di euro inutilmente buttati dalla finestra per far credere all'opinione pubblica di premiare la meritocrazia nella scuola. Come sappiamo il bonus è stato erogato sulla base dei criteri generali stabiliti dalla legge 107/15 e declinati nelle scuole dal Comitato di Valutazione con componenti esterne (genitori, studenti, rappresentati del'USR) che poco o nulla capiscono della complessità della funzione e del lavoro dei docenti. La scelta sul chi e sul quanto è stata demandata poi dalla legge al solo Dirigente Scolastico che, al momento non viene valutato da nessuno e verrà forse valutato prossimamente con criteri prettamente quantitativi e aziendalisti.
Abbiamo già detto e scritto in più occasioni che si tratta di uno dei punti della legge 107/15 che consideriamo inaccettabili e che devono essere cassati o radicalmente riformati. Ma cosa sta accadendo realmente nelle scuole?
In alcuni Istituti si è riusciti, anche per merito di Dirigenti Scolastici intelligenti, ad usare il bonus come una sorta di implementazione dei fondi del FIS, del tutto insufficienti a valorizzare le funzioni accessorie del personale docente. In questi Istituti si anche riusciti ad ottenere in gran parte la necessaria trasparenza nelle scelte e nell'erogazione delle somme a livello anche individuale.
In altri Istituti i Dirigenti Scolastici hanno accettato di usare parte del bonus per implementare il FIS, ma si sono poi rifiutati di comunicare in modo trasparente i beneficiari e le somme loro spettanti in nome della "privacy".
Infine in molti Istituti il Dirigente Scolastico ha applicato i criteri del Comitato di valutazione, spesso dettati dallo stesso Dirigente, e si è rifiutato di rendere conoscibili i nomi dei beneficiari e le somme loro spettanti sempre in nome dell'applicazione letterale della legge 107/15 e delle norme inerenti la "privacy".
I comportamenti schizofrenici dei dirigenti sulla trasparenza nella comunicazione dei dati personali inerenti le somme attribuibili risultano in parte effetto della confusione normativa dove si prevede da una parte la "trasparenza" (legge 241/90) per poi essere reinterpretata dall'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, autorità amministrativa indipendente istituita dalla cosiddetta legge sulla privacy (legge 31 dicembre 1996, n. 675) che ha espresso un parere all'ARAN (non vincolante) secondo il quale si dovrebbe dare informazione delle somme distribuite nel FIS "solo in forma aggregata". Esistono tuttavia sentenze che hanno condannato dirigenti scolastici alla pubblicazione dei dati e infine c'è stato un ampliamento della disciplina di accesso agli atti amministrativi mediante il "diritto di accesso civico" ai sensi del D.Lgs. n.33/2013 modificato dal D.Lgs. n.97/2016 che consentirebbe ad ogni cittadino, senza obbligo di motivazione, di chiedere la pubblicizzazione di atti della pubblica amministrazione con l'esclusione dei dati sensibili o coperti da segreto di Stato o d'ufficio.
La normativa appare quindi ancora confusa e consigliamo in ogni caso di utilizzare i modelli di accesso agli atti e di accesso civico per chiedere ai Dirigenti Scolastici, responsabili dei provvedimenti nelle singole scuole, la comunicazione dei dati inerenti sia la distribuzione del FIS che del bonus del merito. La Gilda e altre organizzazioni sindacali hanno già impugnato in molti casi le situazioni in cui il Dirigente continua a rifiutare la trasparenza nella distribuzione quantitativa del bonus.
Rispetto al bonus del merito ricordiamo inoltre che chi ritiene di non essere stato valorizzato dalla scelta unilaterale del Dirigente può chiedere per iscritto le motivazioni analitiche che hanno determinato quella scelta. Questi deve rispondere, sempre per iscritto, entro 30 giorni. Ciò consente di impugnare ulteriormente i provvedimenti privi o carenti della necessaria motivazione.
Tralasciando le questioni tecniche e giuridiche appare chiaro che alla base c'è una scelta di opacità da parte dei Dirigenti scolastici che evidentemente di vergognano di comunicare decisioni e scelte che dovrebbero essere parte integrante dei rapporti di trasparenza e responsabilità nei confronti dei docenti e dei lavoratori della scuola. I casi sono due:
- il Dirigente non vuole comunicare nominativi e somme perché sa che susciterebbero divisioni e lamentele tra gli esclusi o tra chi ritiene di percepire un basso premio. Ma come si può definire Dirigente chi ha paura delle sue scelte? E' un Dirigente che ha qualcosa da nascondere? E' legittimo sospettare che le scelte siano viziate da preconcetti o favoritismi?
- il Dirigente riferisce ai sindacati e ai docenti che non può comunicare le somme o i nomi per non si ledere la privacy dei beneficiari e che sono proprio questi che impongono l'applicazione della privacy per tutelare dati sensibili.
In ambedue i casi si tratta di comportamenti eticamente inaccettabili e che pongono la reticenza come principio dell'attività amministrativa. I colleghi che non vogliono far conoscere l’ entità del proprio bonus evidentemente hanno qualcosa di cui vergognarsi. In un paese civile chi lavora di più e lavora bene, se viene pagato per queste sue capacità, non ha nessuna preclusione a far sapere a tutti quanto ha guadagnato, anzi è motivo di orgoglio. In Italia invece sembra vigere il comportamento omissivo che poi legittima corruzione, evasione fiscale, comportamenti mafiosi. Senza contare che stiamo parlando di soldi pubblici che dovevano essere parte integrante dello stipendio (FIS) e che dovevano rientrare nelle risorse per il nuovo contrato della scuola (bonus per il merito). Soldi dei contribuenti, soldi dei lavoratori gestiti come fossero premi di produzione dati da Marchionne al di là del contratto agli operai della FCA.
Confondere il potere del privato- che gestisce la sua impresa rischiando i suoi soldi- con la gestione della scuola statale è sintomo di pura ignoranza anche se alcuni dirigenti scolastici (pochi per fortuna) credono di essere diventati capi aziendali e sognano di comandare come se fossero piccoli Marchionne con i soldi degli altri. Una vera vergogna per il nostro Paese. Nulla osta ai dirigenti scolastici che vogliono fare il datore di lavoro-imprenditore di investire i loro soldi e aprire una bella scuola privata. Auguriamo loro un futuro radioso nel mercato privato. Lo stesso ragionamento vale per i docenti che si vergognano dei soldi che avrebbero diritto di ricevere per quello che fanno nella scuola. Se hanno così paura di far sapere quanto prendono e come lo prendono, si licenzino dallo Stato e vadano ad offrire le loro alte professionalità nel privato che sicuramente saprà come valorizzarle. Auguri.
 
 


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