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Numero 1 - Gennaio 2017
Numero 1 Gennaio 2017

Siamo naturaliter storia e memoria

Ivano Dionigi, Il presente non basta. La lezione del latino, Mondadori


24 Dicembre 2016 | di Renza Bertuzzi

Siamo naturaliter storia e memoria La storia poggia sulla trasmissione di una cultura da parte della generazione degli anziani alla giovane generazione: ed è grazie a tale trasmissione che quest’ ultima si forma una personalità.
La scuola [...] è il luogo di trasmissione delle conoscenza, dei costumi, e della struttura simbolica della società. La scuola non può essere il luogo di un inizio assoluto.[...] Bisogna che la scuola viva e vivere implica a un tempo continuità e mutamento.( Jeanne Hersch, Rischiarare l’ oscuro. Autoritratto a viva voce. Conversazione con Gabrielle a Alfred Dufour, Baldini Castoldi Dalai editori, 2006).
 
Da troppo tempo, idee e concezioni come queste, perfettamente consonanti con il dettato della nostra Costituzione, sono state abbandonate. La scuola, non più istituzione ma luogo di intrattenimento; i docenti più obbligati alle direttive di genitori e studenti che alla difesa e alla valorizzazione di questa istituzione fondamentale ( come si continua a dichiarare, operando tuttavia in senso contrario) per il futuro di ogni Paese. La scuola, dunque, luogo di trasmissione della cultura [la funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell’ attività di trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità” il D.Lg 16 Aprile 1994, n.297 (Parte III, titolo I, Capo I)] e non di estromissione della stessa.
In questi anni, per mano e volontà diverse, la scuola ha subito gli effetti di un vento divoratore, grazie al quale- per parafrasare Jeanne Hersch- la continuità è stata ampiamente stravolta dal mutamento. Non ci soffermeremo, questa volta, a ripercorrere l’ elenco dei passi responsabili di questa situazione, anche se sono ben chiari, in noi e nei lettori, i soggetti imputabili. Ci preme invece entrare nella prospettiva di un bel testo, Ivano Dionigi, Il presente non basta. La lezione del latino, Mondadori che affronta, forte della competenza dell’ autore, l’ analisi di questo nostro tempo schiacciato sul presente, avendo esso abbandonato li maggior nostri.
L’ autore, latinista di fama, è attualmente Ordinario di Letteratura latina, dopo aver ricoperto la carica di Magnifico Rettore dell’ Università di Bologna dal 2009 al 2015. Dalla scuola, parte Dionigi e dall’ abbandono della tradizione dello studio del Latino, considerato- non dai soliti studenti adolescenti- ma dagli adulti responsabili di scelte collettive , qualcosa che non serve.
Non è così, naturalmente, ci dimostra l’ autore, con una acribia senza prosopopea, mostrando invece tutte le eredità di parole e di cose che rappresentano il nostro passato storico.
Ecco dunque, dopo una sorta di premessa che svuota i luoghi comuni ( il latino è di destra), la carrellata filologica, avvincente nel rappresentare la derivazione totale della nostra lingua dal latino. Pagine che suscitano emozione, quella che scaturisce dal piacere intellettuale della scoperta e della riscoperta delle nostre radici nel tempo.
Quel tempo, scrive l’ autore, la cui centralità il Latino sa ben insegnare, poiché “ a differenza della lingua greca, nominale perché tutta incentrata sul nome, la lingua latina è verbale perché tutta incentrata sul verbo” ( pag.44) . Quel tempo che condizionerà la lingua ( dalla sintassi mutata da Cicerone a Seneca) al lessico.
Poi, la nobiltà della politica, un concetto che pare in antitesi al senso comune di oggi. La res publica che secondo la definizione di Cicerone “è la cosa del popolo, e il popolo è “ un agglomerato tenuto insieme dalla condivisione del diritto e dalla comunanza dell’ interesse” ( pag.58) , un capitolo di forza civile che riporta parole antiche capaci di illuminare più di tanti neologismi moderni una strada maestra ormai perduta.
Via via, il Latino che è stato la lingua d’ Europa, in grado di unificarla culturalmente e che ben si adegua, per il suo carattere sintattico, alla brevità do Twitter.
Infine, la scuola, che “deriva da scholè, parola greca che indica il tempo che il cittadino riservava a se stesso, alla propria formazione...la paideìa non specialistica e non monoculturale, bensì completa e integrale” ( pag. 100). Solamente la scuola attraverso lo studium , che è “passione e rigore” e attraverso il metodo che è paziente percorso, può rinvenire i fili della connessione integrale. Compito della scuola è mettere a confronto splendore e nobiltà sia del passato che del presente. ( pag. 105) In questa scuola, quindi il Latino dovrà collocarsi non in un aut aut, ma in un et et. Perché la continuità e la trasmissione della fiaccola della cultura e di generazione in generazione (lampadaforia) è a fondamento della grandi istituzioni millenarie, come la scuola e l’Università ( Pag. 47).
 
 


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