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Numero 1 - Gennaio 2017
Numero 1 Gennaio 2017

1923: dalla Weimar multiculturale alla dottrina religiosa di Gentile

Nella Repubblica di Weimar ogni bambino tedesco aveva il “diritto a un’educazione spirituale e fisica”. La Riforma Gentile pose a fondamento e coronamento della istruzione elementare in ogni suo grado l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta nella tradizione cattolica.


24 Dicembre 2016 | di Piero Morpurgo

1923: dalla Weimar multiculturale alla dottrina religiosa di Gentile Nel 1923: la Francia e il Belgio occuparono la Ruhr, zona industriale della Germania; la Francia si impossessò anche della parte occidentale del Reno; l’Italia invase Corfù; per acquistare 1 $ statunitense occorrevano 4.200.000 marchi tedeschi (nel 1922 un dollaro era cambiato con 670 marchi); si svolse la mostra della Bauhaus la rivoluzionaria scuola di design tedesca che vide, nel 1924, il suo fondatore Walter Gropius progettare una scuola fondata sui metodi di Froebel e proprio l’artista Itten fu maestro dei giardini d’infanzia prima di diventare direttore della Bauhaus; il 9 luglio 1923 don Luigi Sturzo oppositore della nuova legge elettorale fu costretto alle dimissioni da segretario del Partito Popolare.
Per comprendere quest’anno occorre tornare alla Repubblica di Weimar che, il 9 luglio 1922, con la Legge sul benessere della gioventù (1) dichiarò che ogni bambino tedesco aveva il “diritto a un’educazione spirituale e fisica”. L’iniziativa fu portata avanti da 33 donne di diversi gruppi parlamentari e, tra queste, da Gertrud Baümer presidente della Federazione delle associazioni femminili tedesche. Questo impegno era il risultato di quanto sancito nella Costituzione di Weimar del 1919 che aveva dedicato alla Scuola ben 8 articoli; tra questi sono molto rilevanti: art. 142 – L’arte, la scienza ed i loro rispettivi insegnamenti sono liberi. Lo Stato ne protegge la libera esplicazione e contribuisce al loro sviluppo; art. 143 – All’educazione dei giovani deve provvedersi per mezzo di istituti pubblici formati con il contributo del Reich, dei Länder e dei Comuni. La formazione degli insegnanti deve essere regolata in modo uniforme dal Reich /.../ art. 145 – Vi è un obbligo generale d’istruzione...fino al compimento del diciottesimo anno. /.../ art. 146 Per l’ammissione di un giovane in una determinata scuola sono da prendere in considerazione le sue attitudini ed inclinazioni, non già la posizione economica e sociale, o la confessione religiosa dei suoi genitori. ... Allo scopo di consentire l’accesso alle scuole medie e superiori dei giovani sforniti di mezzi economici il Reich, i Länder, i Comuni devono predisporre dei fondi, specie per corrispondere sussidi, fino all’esaurimento del corso di studi, ai genitori dei giovani predetti; art. 147 Le scuole private non possono funzionare in sostituzione delle pubbliche se non con l’autorizzazione del Reich; /.../ art. 148 ... Nelle scuole pubbliche l’insegnamento deve essere impartito in modo da non ledere il sentimento di coloro che dissentono dalle opinioni della maggioranza. L’insegnamento civico e quello del lavoro manuale devono essere impartiti nelle scuole (2).
La novità era rappresentata da un sistema unitario di istruzione che metteva assieme bambini di fedi religiose diverse e di varie classi sociali che, attraverso i quattro anni di scuola di base, consentiva a tutti di raggiungere i più alti livelli d’istruzione con un metodo non autoritario. Questo spirito di inclusione di tutti, indipendentemente dalle appartenenze, fu osteggiato dalle associazioni dei genitori e dai gruppi cattolici e protestanti; tuttavia l’organizzazione dei maestri tedeschi difese la libertà della scuola anche contro il crescente diffondersi del nazismo. Invero l’esaltazione della gioventù “sana e istruita” prevedeva interventi di “correzione” dei discoli devianti con sistemi che furono esasperati dalla Germania nazista che arrivò a istituire la sterilizzazione di chi avrebbe potuto trasmettere questa “malattia” (3).
Nel frattempo Giuseppe Prezzolini pubblicò “La Coltura italiana” un volume in cui trattava anche di scuola: “Nel corpo insegnante di ogni grado infierisce una crisi economica che avvelena gli spiriti. /.../ la crisi economica bussa alle porte dei professori e rende la loro vita tragica. /.../ V’è un nucleo di insegnanti che ha aperto gli occhi e fa scuola con altro animo, però sempre tra le barriere dei programmi, delle ispezioni, delle circolari. Il metodo Montessori, occupa di sé tutto il mondo; gli anglosassoni lo hanno adottato in moltissime scuole /.../ Le prime scuole italiane Montessori le ho vedute ... fuori d’Italia” (4). Era il 1923 e ancor oggi il metodo Montessori in Italia è poco seguito: ventiduemila scuole nel mondo, 150 in Italia (5).
Il 1 maggio 1923 “La Stampa” annunciò la riforma Gentile con un editoriale molto critico: “poiché gli Istituti magistrali verranno diminuiti a 85, mentre le Scuole normali erano 156, ne verrà anche inevitabilmente che il proseguire gli studi e migliorare la propria posizione e della propria-famiglia diventerà privilegio dei signori e dei fortunati che staranno nelle grandi città. Per i poveri diavoli condannati a vivere nei piccoli centri non ci sarà più verso di uscire dalla condizione inesorabilmente loro posta dalla natura o fortuna che si debba dire (6)” scriveva così Umberto Cosmo che svilupperà un’aspra polemica contro la riforma. Destò scalpore la disposizione per cui “a fondamento e coronamento della istruzione elementare in ogni suo grado è posto l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta nella tradizione cattolica”. Intervennero in molti; Prezzolini affermò “insegnamento religioso sì; ma non insegnamento cattolico. Uno Stato che ammettesse l’insegnamento cattolico, non sarebbe più Stato moderno ma Chiesa (7)” , l’opposizione a un’impostazione che non era stata prevista dalla legislazione scolastica fin dal 1877 culminò nell’intervento al Senato dell’ebreo Vittore Polacco (8) che difese -tra gli applausi- tutte le libertà religiose “per non essere da meno dell’Austria”. Allora però si stavano perdendo tutte le libertà.
 
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(1) M. Lamberti, The Politics of Education: Teachers and School Reform in Weimar Germany, New York - Oxford, 2002
(2) http://www.dircost.unito.it/cs/pdf/19190811_germaniaWeimar_ita.pdf
(3) D.F. Crew, Germans on Welfare from Weimar to Hitler, Oxford 1998
(4) G. Prezzolini, La Coltura Italiana, Firenze 1923, pp. 266,279, 288
(5) http://www.corriere.it/cronache/13_aprile_10/montessori-scuole-italia-dimenticata_70651f3e-a214-11e2-8e0a-db656702af56.shtml
(6) http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1170_01_1923_0102_0001_24331299/
(7) G. Prezzolini, in “Conscientia, 2, 1923, p. 9, settimanale evangelico soppresso dal fascismo nel 1927
(8) V. Polacco, Per la libertà di coscienza e la tutela delle minoranze religiose. Discorso pronunciato nella tornata del 7 febbraio 1925 nella discussione del bilancio della istruzione pubblica per l’esercizio 1924-25, Roma 1925, p. 6. Testo digitalizzato in http://www.nautilus.tv/9903it/cultura/cultura/fronte.asp
 


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