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Numero 3 - Maggio 2017
Numero 3 Maggio 2017

Continuare a lottare con coerenza e serietà

Niente di nuovo: non soluzioni credibili sulla mobilità e sulla chiamata diretta. Le deleghe de labuonascuola hanno più fumo che arrosto e qualche pessima decisione. Naturalmente, come la Gilda aveva previsto, gli 85 euro di aumento per il contratto promessi a dicembre erano una bufala elettorale.


23 Aprile 2017 | di Gianluigi Dotti

Continuare a lottare con coerenza e serietà Il nuovo Governo Gentiloni, subentrato a quello di Renzi, dopo la pesante sconfitta elettorale del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, ha sostituito la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che, come è stato fatto notare da tutta la stampa, è l’unico dicastero ad aver cambiato inquilina.
A tutti è risultato chiarissimo il messaggio politico che si è voluto dare alla scuola, e soprattutto ai docenti, sulle responsabilità del fallimentare inizio di anno scolastico 2016/17 e, più in generale, sulle profonde criticità della cosiddetta riforma Renzi-Giannini della BuonaScuola.
Tuttavia in questi primi mesi di attività il nuovo Governo, pur in presenza di un atteggiamento più aperto che ha portato ad un clima più sereno nelle relazioni sindacali instaurato dalla ministra Fedeli, e da tutti i funzionari del MIUR, non ha affrontato i nodi cruciali della 107/2015 sui quali la Gilda degli Insegnanti ha concentrato le critiche negative fin dal settembre 2014, con la prima manifestazione della scuola tenuta a Firenze contro la riforma Renzi-Giannini.
Nel merito, la Ministra non ha costruito una soluzione credibile per la mobilità e la chiamata diretta dei docenti da parte dei Dirigenti scolastici. Infatti il CCNI per il 2017/18, che la Gilda non ha firmato, pur concedendo ai docenti la possibilità di chiedere cinque scuole, conferma per gli insegnanti la titolarità di ambito, l’incarico triennale nella scuola e lascia ampi spazi discrezionali ai Dirigenti scolastici per la chiamata diretta. Ad acuire le criticità c’è stata anche la pervicace opposizione alla trasparenza sull’algoritmo usato per la mobilità 2016/17. La procedura che l’anno scorso ha creato migliaia di contenziosi e decine di migliaia di docenti ingiustamente trasferiti sarà trasparente, nonostante l’opposizione del MIUR, che ha tirato in ballo addirittura il segreto di Stato. Infatti, il TAR ha ordinato al ministero di consegnare alla Gilda degli Insegnanti l’algoritmo utilizzato per la mobilità del 2016/17 per permettere una verifica degli errori commessi dal sistema informatico. Questo risultato è stato possibile solo grazie alla perseveranza della Gilda degli Insegnanti che non ha abbandonato gli insegnanti nella battaglia contro gli errori del sistema informatico e del MIUR e ha portato l’Amministrazione in tribunale, prima di tutte le altre OOSS.
Per quanto riguarda le deleghe previste dalla 107/2015, avevamo apprezzato che quella più corposa, e anche più delicata per tanti aspetti, sul Testo unico fosse stata rimessa al Parlamento per una discussione più democratica e con tempi distesi, ma uno dei Decreti già approvati, collocando il docente nella condizione giuridica di specializzato e non più di abilitato (si veda l’ articolo a pag.5) ha introdotto una pesante ipoteca futura su questo delicato argomento. Le altre 8 deleghe, che pure hanno accolto alcuni rilievi della Gilda, rappresentano più fumo che arrosto, soprattutto nei fondi stanziati che sono assolutamente inconsistenti rispetto agli obiettivi dichiarati. In una situazione di stallo c’è il provvedimento promesso dalla ministra Madia sulle modifiche da apportare alla 165/2001 e alla 150/2009. Le modifiche dovrebbero riportare alcune materie prettamente contrattuali nelle competenze della contrattazione e non affidarle alla legge come avviene oggi. Al momento manca il provvedimento legislativo, ma ciò che preoccupa di più la Gilda degli Insegnanti è che nelle bozze che stanno circolando si legge che si intende concedere ai Dirigenti scolastici la facoltà di sanzionare il docente fino a 10 giorni di sospensione dallo stipendio, potere che ora è in capo al Dirigente dell’UST. Ancora più grave è che si lascerebbe ai Dirigenti scolastici la possibilità di decidere i termini per la contestazione d'addebito, che non verrebbero precisati dalla norma. Quest’ultima novità lascia il docente per tutta la sua vita professionale in completa balia del Dirigente scolastico, che lo può sempre minacciare della contestazione d’addebito.
Infine, ma non perché meno importante, constatiamo con dispiacere che ancora una volta aveva ragione la Gilda degli Insegnanti quando poco prima del 4 dicembre non accettò la “promessa elettorale” fatta alle altre OOSS del rinnovo del CCNL con i famosi 85 euro di aumento, che si è rivelata una bufala. Al momento in cui scriviamo sono passati ben 4 mesi da quell’incontro e non c’è neppure l’atto d’indirizzo del Governo all’ARAN per l’avvio della trattativa, quindi senza l’atto d’indirizzo non ci può essere alcuna contrattazione. Inoltre, le somme stanziate nella legge di stabilità per il 2017 consentono, al massimo, un aumento degli stipendi dei docenti di 30 euro lordi mensili.
La Gilda degli Insegnanti ha proposto che le somme stanziate con la BuonaScuola per la Card, per il bonus merito, per l’ASL e per la formazione, circa un miliardo di euro, siano utilizzate per il rinnovo del CCNL, che sommate a quanto promesso dal Governo porterebbero l’aumento dello stipendio a 150-180 euro lordi mensili.
Concludendo, possiamo dire che per ora, purtroppo, il cambio di ministro non ha portato quei cambiamenti sostanziali che necessitano alla scuola italiana; non vorremo che si seguisse il vecchio refrain italico del nipote del principe di Salina, Tancredi, nel Gattopardo: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».
 
 


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Numero 3 - Maggio 2017
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