Continuare a lottare con coerenza e serietà. Il Punto
18 Aprile 2018 | di Rino Di Meglio
L'Assemblea Nazionale della Gilda, indetta a Roma ha deliberato la sottoscrizione del nuovo CCNL, esclusivamente allo scopo di esplicare la propria piena rappresentatività e tutelare i propri iscritti. La sottoscrizione sarà accompagnata da una nota a verbale che espliciterà comunque tutti i motivi di dissenso rispetto al testo convalidato dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali (CGIL,CISL e UIL).
Ecco le nostre critiche.
■ Nel metodo, contro la norma contenuta nell’ art.22 del contratto
Riteniamo che questa norma abbia un carattere quasi estorsivo: infatti questa prevede che le organizzazioni, pur rappresentative a livello nazionale per numero di iscritti, non sosttoscrivendo il contratto, vengano escluse da tutte le contrattazioni successive nei livelli nazionali (ad esempio mobilità ed aggiornamento), in quelle regionali e in quelle delle singole scuole.
In sostanza, a parte il diritto di assemblea e quello dei permessi, vengono sottratte alle organizzazioni non firmatarie tutte le altre prerogative sindacali.
Si tratta di una norma in chiaro contrasto con l'articolo 39 della Costituzione che, nel settore privato è già stata cancellata dalla Suprema Corte, mentre resta in vigore nel pubblico impiego.
Intendiamo quindi condurre una specifica battaglia per la sua cancellazione dal nostro ordinamento e per questo abbiamo già inviato un articolato reclamo alla Commissione Europea per i Diritti Sociali.
■ Nel merito del Contratto, il nostro giudizio decisamente critico non muta soprattutto su questo punto.
Gli aumenti stipendiali sono insufficienti per invertire, sia pure simbolicamente, la china che ha portato i docenti italiani ad essere il fanalino di coda, non solo dei colleghi europei, ma anche degli altri pubblici dipendenti.
Basta un banale esame delle tabelle stipendiali annesse ai vari contratti del Pubblico Impiego, per toccare con mano le differenze stipendiali tra figure professionali che svolgono le stesse mansioni, per rendersi conto che il personale della scuola è sempre penalizzato.
Sarebbe bastata una determinazione maggiore da parte delle altre organizzazioni sindacali per raggiungere un obiettivo possibile e simbolico: trasferire i 200 milioni stanbziati dalla legge 107/2015 nelle retribuzioni e svuotare il "bonus merito" ora affidato alla discrezionalità dei Dirigenti scolastici.
Purtroppo ha prevalso la fretta di chiudere il contratto, per consentire al Governo in carica uno spot elettorale e quindi solo una piccola parte del "bonus" è stata spostata nelle retribuzioni.
■ Risultati ottenuti dalla fermezza sindacale
Sul piano normativo, la fermezza dei sindacati ha consentito di evitare peggioramenti ed aumenti dei carichi di lavoro che potevano derivare concretamente dall'applicazione nel contratto della legge 107, basti pensare alla questione dell'aggiornamento obbligatorio e del tutoraggio dell'alternanaza scuola-lavoro, presenti nella prima bozza proposta dall'ARAN.
Nel contratto della Sanità, ad esempio, la divisione tra i sindacati ha consentito di introdurre notevoli peggioramenti normativi, una per tutte l'obbligo dello straordinario!
Abbiamo evitato, in sostanza, che fossero toccati la funzione docente e l'orario di servizio, mantenendo anche immutata la competenza del Collegio dei docenti in riferimento alla delibera del piano annuale delle attività.
Nel campo delle relazioni sindacali ben poco è cambiato: la promessa fatta, in occasione dell'accordo del novembre 2016, ai sindacati confederali, di restituire spazio alla contrattazione integrativa, si è sostanziata nell'introduzione dell'istituto del "confronto", si tratta cioè di un semplice rafforzamento del diritto di informazione, correlata da alcuni obblighi per l'amministrazione.
Infine per quanto riguarda la complessa questione del codice disciplinare per i docenti, l'argomento comporta delicate implicazioni per la libertà di insegnamento ed è stata rinviato ad una sequenza contrattuale successiva (entro il prossimo mese di luglio).
■ Troppa fretta
L'incredibile fretta della parte pubblica ha determinato il rischio di aumento della confusione e delle interpretazioni fantasiose da parte dell’Amministrazione. Contrattazioni più distese che fossero orientate ad un ragionamento pacato a favore dell’ interesse della scuola e dei docenti avrebbero sicuramente potuto ottenere una correzione a molte storture che necessitavano di chiarimenti rimasti insoluti.
Condividi questo articolo: