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Numero 3 - Maggio 2018
Numero 3 Maggio 2018

Discriminazioni ... a tempo indeterminato

I docenti precari continueranno a vedersi negati una serie di diritti riconosciuti ai loro colleghi di ruolo. La Gilda degli Insegnanti continuerà ad occuparsene oltre che nelle aule di giustizia, anche e soprattutto a livello politico interloquendo con il nuovo Governo. Qualunque esso sia.


18 Aprile 2018 | di Antonio Antonazzo

Discriminazioni ...  a tempo indeterminato Dopo anni di vacanza contrattuale, i sindacati rappresentativi hanno sottoscritto in via definitiva il contratto nazionale per il periodo 2016-2018.
E’ noto che in fase di pre-intesa, si è venuta a creare una spaccatura tra i sindacati confederali, che l’hanno sottoscritta, e lo SNALS e la GILDA che invece hanno preferito rispedire al mittente la proposta contrattuale ricevuta criticandone sia i contenuti che le modalità con le quali l’ARAN ha condotto le trattative.
 
Tutti i sindacati, però, concordano nel dire che sarebbe potuto andare molto peggio, che non si è intervenuti sull’orario di lavoro e sui diritti legati ai permessi, che la funzione docente è rimasta inalterata, che la questione delle sanzioni per i docenti è stata rimandata ad una sequenza contrattuale separata....
Apparentemente si tratterebbe quindi del solito dilemma se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Ma non è così. Se l’acqua contenuta nel bicchiere non è potabile, poco importa se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Bevendola, si sta male comunque.
 
La Gilda degli Insegnanti ha più volte esplicitato le sue critiche nei confronti di un contratto atteso da anni che, per motivi chiaramente elettorali, si è voluto concludere nell’arco di una notte senza nemmeno aver lasciato il tempo di leggere l’articolato.
I media hanno riportato ampiamente queste critiche ponendo l’attenzione in particolare sulla carenza di risorse economiche che non compensano minimamente le perdite derivanti da quasi un decennio di vacanza contrattuale.
Le critiche però non si fermano alla sola parte economica.
 
Nella nostra piattaforma contrattuale avevamo, ad esempio, posto l’accento su questioni molto precise quali la richiesta di trasparenza sugli atti amministrativi e sulla chiarezza delle norme contrattuali spesso interpretate in maniera “fantasiosa” da molti dirigenti scolastici.
Un intervento in tal senso non avrebbe comportato nessun nuovo impegno economico e avrebbe sicuramente contribuito a ridurre il contenzioso sempre più presente nelle Istituzioni Scolastiche.
 
Altro aspetto sul quale avevamo posto la nostra attenzione, e che non è stato minimamente affrontato, riguarda la discriminazione contrattuale tra il personale precario e quello di ruolo.
 
Stavolta sembrava che fosse quella buona. Sembrava infatti che la sentenza della Corte Europea dovesse indurre lo Stato Italiano a porre in essere tutte le misure per eliminare qualsiasi discriminazione tra lavoratori precari e di ruolo:  La direttiva del Consiglio 28 giugno 1999, 1999/70/CE, relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, e l’accordo quadro che figura in allegato ad essa devono essere interpretati nel senso che, da un lato, essi si applicano ai contratti e rapporti di lavoro a tempo determinato conclusi con le amministrazioni e gli altri enti del settore pubblico e, dall’altro, richiedono che sia esclusa qualsiasi disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici di ruolo e i dipendenti pubblici temporanei comparabili di uno Stato membro per il solo motivo che questi ultimi lavorano a tempo determinato, a meno che la disparità di trattamento non sia giustificata da ragioni oggettive nell’accezione di cui alla clausola 4, punto 1, di detto accordo quadro...
 
Sulla base di questa disposizione chiarissima e lapidaria, ci si aspettava un intervento preciso atto ad eliminare tutte le discriminazioni contrattuali contenute nel nostro contratto di lavoro. Questo non è avvenuto minimamente, anzi l’unico intervento sull’articolato del nuovo contratto riguardante i docenti precari è relativo all’inserimento, in sede di contratto, della norma introdotta dal Governo Monti che impedisce la monetizzazione delle ferie per i supplenti assunti fino al termine delle attività didattiche. Tutto il resto rimane inalterato.
 
I docenti precari continueranno a vedersi negati una serie di diritti riconosciuti ai loro colleghi di ruolo. Quindi:
-           niente  giorni di permesso retribuito per motivi personali e famigliari ( tre giorni ) ma sei giorni di permesso non retribuito
-           nessuna possibilità di beneficiare di ulteriori sei giorni di permesso retribuito derivanti dalla mancata concessione dei sei giorni di ferie,
-           la partecipazione ai concorsi o ad esami potrà essere garantita nel limite di otto giorni (come per i colleghi di ruolo ) ma solo con permessi non retribuiti
-          In caso di malattia, lo stipendio intero viene garantito solo per il primo mese per poi ridursi al 50% nel secondo e terzo e azzerarsi nei mesi di contratto rimanenti
-          I precari sono collocati d’ufficio in ferie nei periodi di interruzione delle attività didattiche
-          Nella ricostruzione di carriera, gli anni di precariato vengono conteggiati per intero solo per i primi quattro anni, gli anni rimanenti valgono solo i 2/3
-          Ai precari non viene riconosciuto il diritto ad avere gli scatti di anzianità...
 
La lista, seppur lunga, è ancora incompleta e la Gilda degli Insegnanti si è battuta con l’intento di eliminare tutte queste discriminazioni che, alla luce della sentenza della Corte Europea, non hanno più ragion d’essere e che continuano ad essere oggetto di vertenze legali che vedono il MIUR soccombere nel 100% dei casi con esborso di risorse economiche rilevanti.
 
Aver voluto chiudere in fretta un contratto dopo che si è tergiversato per anni, non si è certamente rivelata una buona scelta, nemmeno sotto l’aspetto elettorale visti i risultati delle ultime elezioni che hanno certificato in via definitiva quanto il mondo della scuola sia in totale disaccordo nei confronti delle scelte di politica scolastica attuate dalla vecchia maggioranza di Governo. I ricorsi continueranno ad essere presentati ed il MIUR continuerà a sobbarcarsi, oltre a quanto dovuto per violazione dei diritti comunitari, anche le spese legali.
 
Il problema dei diritti dei docenti precari è dunque ancora aperto e la Gilda degli Insegnanti continuerà ad occuparsene oltre che nelle aule di giustizia, anche e soprattutto a livello politico interloquendo con il nuovo Governo. Qualunque esso sia.







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Numero 3 - Maggio 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Giovanni Carosotti, Roberto Casati, Vito Carlo Castellana, Alberto Dainese, Marco Morini, Emilio Pasquini, Adolfo Scotto di Luzio,
Fabrizio Tonello, Ester Trevisan