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Numero 3 - Maggio 2018
Numero 3 Maggio 2018

L’ordinaria vita scolastica diventa miccia

Le aggressioni ai docenti sono provocate da motivi futili. Ciò che, dunque, è ordinaria vita scolastica si trasforma in uno scontro frontale tra cattedra e banchi dove troppo spesso i genitori si alleano con gli studenti scendendo in campo in prima persona.


18 Aprile 2018 | di Ester Trevisan

L’ordinaria vita scolastica diventa miccia Vilipesi, picchiati, sfregiati, bersagli del fuoco incrociato di alunni, genitori e, in qualche caso, anche di dirigenti scolastici. Mala tempora currunt per gli insegnanti italiani sempre più protagonisti, loro malgrado, delle cronache nere. Una nota disciplinare, un voto negativo o più semplicemente un rimprovero diventano micce che innescano negli studenti un’esplosione di violenza inaudita.
Emblematico l’episodio, tra i più gravi, che ha avuto come vittima Franca Di Blasio, professoressa dell’Istituto professionale Majorana-Bachelet di Santa Maria a Vico, a pochi chilometri da Caserta. Una coltellata alla guancia destra è il prezzo pagato dall’insegnante per aver assegnato una nota in condotta a un alunno. 
In provincia di Piacenza una docente di una scuola media ha rimediato una prognosi di sette giorni perché colpita ripetutamente a un braccio da uno studente che si era già reso protagonista di altre intemperanze. Nel suo “curriculum”, un rudimentale aggeggio con cui dava la scossa ai suoi compagni e petardi esplosi durante il doposcuola pomeridiano.
In un istituto della Valle del Savio, in Emilia Romagna, un allievo della scuola media ha sferrato un pugno in faccia alla professoressa, ferendola al naso. La docente aveva cercato di calmare il ragazzo che disturbava le lezioni in classe brandendo un cacciavite tra le mani e atteggiandosi a spadaccino.
A Sondrio, invece, uno studente di scuola media ha lanciato un oggetto contundente contro la docente “rea” di averlo rimproverato perché intento a usare in classe il proprio cellulare invece di seguire la lezione.
Lo smartphone è stato il casus belli di un altro episodio di violenza avvenuto all’istituto tecnico Sassetti Peruzzi di Firenze. Durante la lezione la docente ha ritirato i cellulari, chiedendo ai ragazzi di metterli sulla cattedra, come d’abitudine per evitare distrazioni durante la spiegazione. Uno studente però si è rifiutato, la prof si è avvicinata al banco per farsi consegnare il telefono e lui le ha assestato un pugno in petto.
Nel mirino del branco è finita, invece, una professoressa dell’istituto tecnico commerciale “Leonardo Da Vinci” di Alessandria: l’insegnante, affetta da problemi di deambulazione, era seduta alla cattedra quando gli alunni della classe l’hanno accerchiata, derisa, ridicolizzata e, incuranti delle sue richieste di smettere il loro sprezzante “gioco”, hanno continuato ad allontanare la cattedra e a schernirla. 
Quando non sono gli alunni a “punire” gli insegnanti che “osano” redarguirli, ci pensano i loro genitori. Lo sa bene il professor Pasquale Diana, vicepreside della scuola secondaria di I grado “Murialdo" di Foggia, aggredito con pugni alla testa e all’addome dal genitore di un alunno che era stato rimproverato.
Analoga sorte è toccata a una maestra di scuola materna in servizio all’istituto comprensivo Edmondo De Amicis di Succivo, in provincia di Caserta: per “vendicare” il pianto della figlia, alla quale era stato corretto un disegno, una mamma ha afferrato al collo l’insegnante e l’ha spinta ripetutamente con la testa contro la parete.
Un banale rimprovero è all’origine di un altro sconcertante caso avvenuto all’istituto Vaccarini di Avola, in provincia di Siracusa, dove un docente di educazione fisica è rimasto vittima della brutale aggressione compiuta dai genitori di un alunno di 12 anni. I calci e i pugni inferti hanno provocato all’insegnante la rottura di una costola.
Paradossale, poi, il caso del professor Giuseppe Falsone, insegnante in una scuola media in provincia di Treviso, schiaffeggiato materialmente dal padre di un alunno e moralmente dalla dirigente scolastica che ha avviato un procedimento disciplinare, poi revocato, contro di lui.
Definiti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “episodi incivili e inammissibili”, le aggressioni ai docenti sono provocate da motivi futili come rimproveri per un uso smodato dei cellulari o rifiuti di obbedire a decisioni degli insegnanti, come le interrogazioni o i compiti in classe. Ciò che, dunque, è ordinaria vita scolastica si trasforma in uno scontro frontale tra cattedra e banchi dove troppo spesso i genitori si alleano con gli studenti scendendo in campo in prima persona. Con buona pace dell’alleanza educativa.
 
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Questo articolo, a firma di Rino Di Meglio, era stato pubblicato nel 2007 in Professione docente. Lo ripresentiamo a riprova del fatto che il problema non è recente e come stimolo per i colleghi colpiti a non tacere. 

 
 


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Numero 3 - Maggio 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
Giovanni Carosotti, Roberto Casati, Vito Carlo Castellana, Alberto Dainese, Marco Morini, Emilio Pasquini, Adolfo Scotto di Luzio,
Fabrizio Tonello, Ester Trevisan