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Numero 3 - Maggio 2018
Numero 3 Maggio 2018

Occhio per occhio. Armatevi e sparate

Il più intelligente ed efficace movimento di dissenso alle parole di Trump è stato ideato da due insegnanti del Kansas, Olivia Bertels e Brittany Wheaton, che per contrastare l’assurdo punto di vista presidenziale hanno fondato #ArmMeWith, un manifesto in cui i professori chiedono di essere “armati” di matite, libri, quaderni o di aiuti per la salute dei ragazzi, ma di certo non di armi.


18 Aprile 2018 | di Marco Morini

Occhio per occhio.  Armatevi e sparate Lo scorso giorno di San Valentino, il 19enne Nikolas Cruz è entrato alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland (Florida) e ha aperto il fuoco, uccidendo 17 persone e ferendone altrettante. Il giovane omicida era stato da poco espulso da quella scuola, aveva avuto conflitti con studenti e insegnanti e ha compiuto la propria strage imbracciando un fucile d’assalto. Si è trattato dell’ennesima sparatoria compiuta in una scuola o università statunitense, superiore per numero di vittime anche al celebre massacro di Columbine (Colorado) del 1999. Ovviamente, la tragedia ha riacceso l’infinito dibattito sull’uso delle armi nel Paese.
Alcuni giorni dopo, tuttavia, la situazione si è ulteriormente esacerbata a causa delle parole del presidente Trump, che ha deciso di offrire al mondo una delle sue ormai notoriamente bizzarre soluzioni. Il Presidente si trovava alla Casa Bianca e aveva accolto una quarantina di sopravvissuti alle svariate stragi compiute negli ultimi due anni nelle scuole e negli atenei statunitensi. Durante l’incontro Trump ha sostenuto che “se i ragazzi avessero avuto un insegnante abile con le armi si sarebbe potuto mettere fine all’attacco molto rapidamente” dichiarandosi poi favorevole ad armare il 10-40% dei docenti di ciascuna scuola per una maggiore sicurezza negli istituti. La proposta di Trump è più dettagliata di quella sintetizzata dai media: il Presidente ha suggerito un sistema di bonus economici che dovrebbe premiare gli insegnanti che accettano di acquistare armi, portarle in classe e sottoporsi a un training periodico atto a migliorarne l’esperienza e la tecnica di tiro. L’idea è che avendo un buon numero di professori armati si renderebbero le scuole un obiettivo più arduo per potenziali stragisti.
Come ormai spesso accade, il Presidente americano ha mostrato l’innata capacità di prendere in contropiede critici e commentatori. Mentre all’indomani della strage il dibattito politico era focalizzato sull’impedire ai privati l’acquisto di fucili automatici e di introdurre controlli più rigidi sui possessori di armi con problemi psichici, Trump ha spiazzato il paese, facendo entusiasticamente propria una vecchia proposta della National Rifle Association (NRA), la lobby delle armi che da decenni si oppone a ogni restringimento del diritto individuale dei cittadini statunitensi a essere armati. La NRA è stata tra i finanziatori della campagna elettorale di Trump del 2016 e a ogni ciclo elettorale dona denaro ai candidati di ogni partito che si dimostrano simpatetici alla causa. Nel 2012, proprio all’indomani della terribile strage alla scuola elementare Sandy Hook di Newtown (Connecticut) che costò la vita a 26 persone di cui 20 bambini, il vicepresidente della NRA, Wayne LaPierre dichiarò che “l’unico modo per fermare un cattivo con la pistola è che ci sia un buono con la pistola”.
Come spesso è accaduto, la “bravura” della NRA non è soltanto quella di fuorviare il dibattito, di far apparire come enormi delle concessioni minime ma quella di far “girare” a proprio favore ogni situazione: armare e istruire i docenti vorrebbe anche semplicemente dire vendere più pistole e fucili. La lobby delle armi ha dalla sua la lettura del Secondo Emendamento che, testualmente, recita: “essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”. E’ evidente che l’Emendamento garantisca il diritto di possedere armi. Ma come tutti i primi 10 Emendamenti (quelli del cosiddetto Bill of Rights), anche questo affonda le sue radici negli anni delle occupazioni coloniali europee. Al tempo, il possesso di un'arma da parte delle milizie cittadine era l'unico strumento che gli abitanti del Nuovo Mondo avessero per difendere famiglia e proprietà. Ma se tale diritto sia esteso ai privati cittadini o solo alle milizie statali - oggi polizia ed esercito - è questione di acceso dibattito.
Le posizioni di Trump e della NRA non devono però essere considerate così strampalate perché almeno in parte trovano già corrispondenza nelle leggi di alcuni stati americani. In Georgia e in Missouri, le armi possono essere portate a scuola ma devono essere lasciate chiuse in macchina. Mentre in Massachusetts, Louisiana e in Nevada, gli insegnanti possono portare le armi a scuola dopo aver chiesto il permesso al proprio preside. In New Hampshire e alle Hawaii non esiste alcuna proibizione e nello Utah, da oltre dieci anni, è in vigore una legge che permette agli insegnanti di portare una pistola carica a scuola senza dover avvisare nessuno. Ma è negli stati del sud, come prevedibile, che l’attività di lobbying della NRA ha sortito gli effetti più rilevanti. Di fatto, in Kansas, Tennessee e Texas sono entrati in vigore dei regolamenti che sembrano aver anticipato la bizzarra proposta presidenziale. Il Protection of Texas Children Act, per esempio, dà la possibilità a tutti i docenti di servire nelle proprie scuole quali “sceriffi armati”, previo il superamento di un test psichico e uno specifico training con le armi.
Tuttavia, al netto dell’immaginario da bullo di Trump e dello scenario da Far West che si porta appresso, l’idea di armare gli insegnanti dovrebbe anche scontrarsi con i numeri reali. Considerando gli oltre 3,5 milioni di docenti di scuole pubbliche e private presenti negli Stati Uniti, armarne un 20% significherebbe creare ex novo una specie di nuovo corpo d’armata di oltre 700mila persone. I costi sarebbero molto elevati. E’ inoltre ipotizzabile che più armi e più potenziali conflitti a fuoco significherebbe incrementare il numero di vittime collaterali. In questo, i dati della polizia newyorchese rappresentano un caso significativo: i poliziotti della Grande Mela, sottoposti a specifici test, sono capaci di centrare il bersaglio stabilito una volta su tre. Ma quando sono in azione reale, e quindi in situazione di stress e con l’adrenalina a mille, l’accuratezza di tiro scende al 13%. Cosa succederebbe se a dover sparare non fossero poliziotti e militari ma insegnanti di scuola dell’obbligo che mai prima d’ora hanno maneggiato una pistola?
Le proposte di Trump e della NRA hanno scatenato un putiferio internazionale. Centinaia di migliaia di persone hanno firmato la petizione online #nationalschoolwalkout e altrettante hanno partecipato alla grande manifestazione di protesta a Washington del 24 marzo. Inoltre, secondo un recente sondaggio Gallup, appena il 7% degli insegnanti americani sarebbe disposto ad andare armato a scuola per proteggere i ragazzi da eventuali attacchi. Oltre un terzo dei docenti ritiene che il modo migliore per proteggere le scuole sia varare leggi più severe sul controllo delle armi, con un 20% che vuole che venga reintrodotto il bando sulle armi automatiche.
Probabilmente, il più intelligente ed efficace movimento di dissenso alle parole di Trump è stato ideato da due insegnanti del Kansas, Olivia Bertels e Brittany Wheaton, che per contrastare l’assurdo punto di vista presidenziale hanno fondato #ArmMeWith, un manifesto in cui i professori chiedono di essere “armati” di matite, libri, quaderni o di aiuti per la salute dei ragazzi, ma di certo non di armi. Il loro appello è stato condiviso da migliaia di docenti e studenti di ogni parte d’America: più psicologi nelle scuole, più servizi e più risorse per sostenere il benessere emotivo degli studenti. Semplicemente: più libri, meno armi.
 


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Numero 3 - Maggio 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
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