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Numero 4 - Settembre 2018
Numero 4 Settembre 2018

Il web e il pericolo della “nicchia mediatica”

Intervista con la Psicologa clinica Michela Gallina


24 Agosto 2018 | di Paola Tongiorgi

Il web e il pericolo della “nicchia mediatica” Dottoressa, cosa ne pensa della decisione di whatsapp di innalzare il limite di eta’ di utilizzo da 13 a 16 anni?


Sta facendo discutere il provvedimento dell’UE entrato in vigore dal 25 maggio sulla tutela della privacy dei minori e, Whatsapp, la chat di Facebook, ha annunciato un adeguamento con un mese di anticipo, innalzando il limite di accesso da 13 a 16 anni.
Sicuramente questa decisione diventa l’occasione per una riflessione. A mio avviso si tratta di una semplificazione, perché la capacità di usare correttamente e con buon senso le chat e i social non è legata solo all’età anagrafica dell’utente ma al tipo di maturità e di educazione che ha ricevuto nell’uso del web e della rete, alla consapevolezza di quelle che ne sono le enormi potenzialità ma anche i molti rischi.
I ragazzi sono nativi digitali e quindi si muovono con grande agilità nel mondo della tecnologia ma queste abilità e competenze “tecniche” e “strumentali” non sono sufficienti a farli agire anche in maniera corretta e sicura verso sè e verso gli altri, nel rispetto della propria ed altrui privacy.
L’avvento degli smartphone ha trovato tutti impreparati, non sarebbe stato possibile prevedere le conseguenze dell’uso di uno strumento di cui, in fase iniziale, sono state enfatizzate soprattutto le potenzialità e comodità ma sottovalutati i rischi e le insidie e trovo sia stata imprudente la ministra Fedeli a caldeggiare l’uso degli smartphone in classe, una presa di posizione piuttosto superficiale.


Tuttavia e’ impensabile escludere la teconologia dalla vita e dalla didattica dei ragazzi


Assolutamente, non si tratta di vietarne l’uso, anzi, l’accesso al web e ai social consente la condivisione immediata di documenti, la ricerca rapida, l’invio di foto, materiali, filmati e così via. Il problema è che la condivisione non ha limiti e confini e questo può comportare conseguenze importati ed a volte irrimediabili sia rispetto alla sicurezza personale che reputazionale degli utenti. Nel web si possono postare ad esempio commenti o foto che danno un’immagine troppo spinta di sè. I ragazzi non sempre si rendono conto che quanto viene postato è per sempre e che il mezzo non consente più di tornare indietro.


Quali sono gli effetti negativi dell’uso del web?


Il web può indurre, in casi estremi, comportamenti e dipendenze compulsive con vere e proprie crisi di astinenza, per questo motivo gran parte della popolazione è in allarme dopo l’annuncio dell’innalzamento dell’età utile per l’accesso alla chat.
Fortunatamente le forme più estreme e patologiche sono piuttosto rare; ma la dipendenza può diventare una vera e propria sindrome: riguarda ragazzi che non riescono a fare a meno della rete e, se privati, provano un forte disagio che non si attenua in nessun altro modo se non con il ripristino della connessione.
I ragazzi, i giovani possono rinchiudersi in una sorta di “nicchia mediatica”, attuando una vera e propria fuga dalla realtà con conseguenze sociali e psicologiche: sostituire amici reali con amici virtuali, smettere di fare sport e passare sempre più tempo in solitudine davanti ai videogames.
Una delle manifestazioni patologiche più importanti della dipendenza è la sindrome Hikikomori che consiste in un ritiro totale dalla realtà e in un rifugio nel virtuale, in completo isolamento e rinuncia alla vita di relazione con conseguente sviluppo di forme di malinconia e depressione. Tale sindrome è stata classificata in Giappone, dove la società è caratterizzata da una grande pressione verso l’autorealizzazione e il successo personale, accompagnata da un contesto familiare contraddistinto dalla mancanza di una figura paterna e da un'eccessiva protettività materna.
Ma al di là della patologia, un abuso di Internet e delle tecnologie è sempre negativo.
Non si tratta solo di numero di ore passate davanti al computer. Internet dovrebbe avere un uso “integrativo", incentivare ed accompagnare le attività dei ragazzi nel mondo reale: divertirsi con gli amici, coltivare hobbies, innamorarsi, fare sport... Se la Rete assume invece un ruolo “sostitutivo”, allora diventa un problema, perché si viene a perdere l’allenamento e la capacità ad intraprendere e mantenere relazioni reali. Il virtuale può prendere il sopravvento fino a far perdere le abilità sociali, fino a produrre confusione di identità fra la propria immagine reale ed il profilo virtuale.
Preadolescenti ed adolescenti soffrono moltissimo per la loro timidezza e per l’esclusione a cui i compagni o amici possono condannarli, è proprio per questi ragazzi che la realtà virtuale diventa una modalità illusoria attraverso cui possono vivere un’identità libera dalle paure e condizionamenti della realtà vera, illudendosi di avere molti amici, superando in maniera surrogata il senso di solitudine. Sono questi i ragazzi più vulnerabili che rischiano di rimanere intrappolati fra le maglie della rete.
 
Perche’ il web esercita un fascino cosi’ forte nei ragazzi?


I preadolescenti e adolescenti hanno un gran bisogno di comunicare con i loro coetanei e di condividere, hanno bisogno di sentirsi parte di un gruppo, di essere scelti, di avere tante amicizie, ma è bene che prediligano quelle reali, più controllabili. In questo senso la rete incrocia proprio i bisogni di condivisione e le fragilità di questo target di utenza. Postare commenti o pensieri intimi su web mentre da un lato porta ad un immediato sollievo delle tensioni emotive, dall’altro potrebbe far sì che un giorno i ragazzi si pentano di quanto pubblicato, proprio perché su web lascia tracce per sempre e può avere conseguenze sul piano reputazionale.
Purtroppo i ragazzi invece si sentono illusoriamente e quindi pericolosamente protetti proprio dallo schermo. Dietro al display di un telefonino o al monitor di un pc si percepsicono al riparo, nascosti, ma in realtà si tratta una protezione molto ingannevole perché è come se si trovassero in un’immensa vetrina affacciata sul mondo, il grande palcoscenico del web dove tutti possono esprimere giudizi, criticare e condannare. Il peso dei giudizi e della conseguente vergogna è proporzionale al numero di spettatori ed alcuni ragazzi ne rimangono schiacciati.
Nella rete possono vivere anche le loro prime esperienze sessuali; l’approccio diretto del contatto con l’altro può risultare molto ansiogeno, invece condividere alcune immagini sexy tramite chat (la pratica del sexting) li fa sentire al sicuro, ma non possono sapere quale uso i loro interlocutori faranno di queste immagini, se verranno condivise poi con migliaia di altri utenti senza che gli interessati lo sappiano, salvo poi vivere una vergogna insopportabile quando lo vengono a scoprire, vergogna che più di una volta ha prodotto anche dei comportamenti estremi di cui abbiamo letto nella cronaca nera.




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Michela Gallina è Psicologa clinica, Psicoterapeuta familiare-relazionale, Psico-traumatologa (Membro Ordinario dell’Associazione per l’EMDR in Italia), Counselor e Mediatrice familiare.







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Numero 4 - Settembre 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Giovanni Carosotti, Roberto Casati, Vito Carlo Castellana, Alberto Dainese, Michela Gallina, Antonio Gasperi, Marco Morini, Giorgio Quaggiotto, Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Paola Tongiorgi, Ester Trevisan