Intorno a: i maschi sono vivaci. Come le parole veicolano messaggi contro la parità di genere
30 Ottobre 2018 | di Anna Maria Bardellotto
Una mattina appena accomodate/i in cattedra, osservate la scolaresca e poi dite con il solito tono: "RagazzE prendete il libro a pag..." e osservate.
Se non lo avete mai fatto potrete notare un certo sconcerto tra i maschi che non sapranno che fare, ma anche tra le ragazze che di un ordine dato solo a loro non hanno ricordo se non in situazioni precise.
Potrebbe sembrare solo una semplice provocazione, in realtà questo esercizio la dice lunga sul fatto che per agire un ragazzo è abituato ad essere nominato, è il soggetto della frase, mentre una ragazza ubbidisce ad un ordine, un comando, in cui non è nemmeno nominata. Davvero crediamo che questo non influenzi la differente percezione del sè maschile e femminile?
Pensate poi a quante volte avete detto o sentito dire: "Sono maschi, sono vivaci, irrequieti, incapaci di star fermi..." questa frase - che in sostanza afferma che i maschi hanno minori capacità di autocontrollo delle ragazze - in realtà spesso sovverte il significato e trasforma quasi in qualità un difetto; di più, è preludio per non chiedere ai ragazzi un maggior autocontrollo che sicuramente sarebbe loro (e alla società) utile in futuro. Soffermatevi poi a valutare come avete distribuito i posti in classe, a quante volte avete messo la bambina/ragazza tranquilla vicino ad un bambino/ragazzo vivace, quasi ad arginarlo, dando il messaggio inconscio che unA deve sopportare le intemperanze dell'altrO. Pensate a quante volte avete chiamato per primo il bambino con la mano alzata rispetto alla compagna perchè la sua "esuberanza" non avrebbe potuto attendere e per l'equilibrio della classe vi sembrava fosse meglio così. Questi messaggi, certamente non voluti a livello conscio, vanificano molti discorsi sulla parità e contro la violenza di genere.
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