30 Ottobre 2018 | di Michela Gallina
Il CYBER-BULLISMO
Il cyber-bullismo è una forma di prevaricazione messa in atto da una persona o da un gruppo contro una vittima. Avviene tramite le tecnologie digitali e per essere tale occorre che sia protratta nel tempo e che ci sia la precisa volontà, da parte del cyberbullo, di nuocere.
A differenza del bullismo classico, che ha come teatro la scuola o la piazza del paese, quindi luoghi e tempi circoscritti, il cyberbullismo, grazie appunto alla tecnologia digitale, consente ai malintenzionati di infiltrarsi nelle case e nella vita delle vittime, di materializzarsi in ogni momento, perseguitando con messaggi, immagini, video offensivi o attraverso la pubblicazione di immagini e video in siti web, social e blog. L’uso delle tecnologie digitali rende praticamente impossibile sottrarsi alle vessazioni, la vittima può essere colpita 24 ore su 24 e ovunque si trovi. Nemmeno la casa, la propria camera sono un rifugio sicuro. In più, il cyberbullo può avere un pubblico potenzialmente enorme e continuare a rimanere anonimo o, come minimo, non raggiungibile fisicamente. Questa opportunità può indurlo a colpire in modo ancora più duro. Il bullo generalmente è poco empatico, non riesce a decifrare le emozioni degli altri, questa sua carenza percettiva viene amplificata dalla mancanza di feed-back sugli effetti delle azioni a causa del mancato contatto diretto con la vittima. Le conseguenze possono essere gravi e persistenti come nel bullismo tradizionale, anche se non c’è contatto fisico.
Il cyberbullo, attraverso il “profilo utente”, può diventare un’altra identità, in una sorta di sdoppiamento di personalità. L’anonimato favorisce forme di disinibizione, quindi può diventare bullo anche chi non potrebbe permetterselo nella realtà, la rete è un amplificatore e anche persone timide, dietro ad uno schermo, possono perdere le naturali inibizioni e diventare aggressive e crudeli.
I segnali
I ragazzi vittima di bullismo cambiano improvvisamente il loro comportamento con gli amici, a scuola, a casa, o in altri luoghi dove socializzano. Possono diventare restii a frequentare ambienti o eventi che coinvolgono altre persone, evitare l’uso di computer, telefonini e altri dispositivi per comunicare con gli altri.
Si rivelano particolarmente stressati, allertati o inquieti ogni volta che ricevono un messaggio o che arriva una notifica. Mostrano scarsa autostima, tristezza, disturbi alimentari o del sonno, tendono a piangere più frequentemente.
Sono tutti segnali che devono allarmare i genitori ed indurli ad indagare per poi intervenire.
Altri rischi
1) L’ADESCAMENTO
Collegato al cyberbullismo e comunque all’uso delle tecnologie digitali esiste un altro rischio non trascurabile, quello del GROOMING O ADESCAMENTO
Ci sono adulti che si fingono ragazzi ed amici e puntando all’adescamento: convincono, seducono e lusingano abilmente i giovani utenti i quali possono recarsi ad appuntamenti e correre seri rischi. Sebbene la Rete non sia assolutamente una "giungla" abitata da criminali, possono verificarsi episodi incresciosi e pericolosi. Certi "amici" potrebbero essere tutt'altro rispetto a quello che dicono di essere.
Tuttavia, non è con la proibizione che si arriva alla tutela dell’incolumità e della privacy, l’accesso alla rete richiede un’educazione. Così come per la guida di un’auto si rende necessaria la patente, anche per il web è necessaria una “netiquette”, o galateo della rete, che può aiutare a maturare una piena consapevolezza dei rischi.
I ragazzi a volte usano il web come se fosse un diario e invece non devono proprio affidare confidenze personali, perché sono informazioni che rivelano aspetti di vulnerabilità sui quali i cyberbulli possono agire, sui quali le vittime possono essere colpite e manipolate a colpo sicuro.
2) LA PEDOPORNOGRAFIA
La pedo-pornografia è un reato penale, quindi lo è produrre materiale di questo tipo, ma anche detenerlo e soprattutto diffonderlo. Pur se prodotto da una persona minorenne, come nel caso del sexting, si tratta di materiale illegale. I ragazzi, nello scambio di foto intime possono inconsapevolmente incorrere in seri guai con la giustizia.
3) LE CONDOTTE AUTOLESIONISTICHE
Possono essere apprese per imitazione dal web, ad esempio il cutting. Si tratta di una pratica molto diffusa presso le preadolescenti che consiste nel procurarsi tagli superficiali sulle braccia e gambe. Il fenomeno delle ragazze cutter, deve la sua diffusione proprio grazie ai gruppi web. Le ragazze coinvolte non trovano le parole che possano alloggiare i loro sentimenti e la loro sofferenza legata alla crescita, per cui la esprimono attraverso degli agiti, gesti dolorosi che sono innanzitutto una richiesta di aiuto, un modo inadeguato e disperato di attirare l’attenzione, oltre che essere un’occasione di identificarsi, di sviluppare un senso di appartenenza con altre persone che condividono la medesima difficoltà e solitudine. Vittorino Andreoli nel suo “Lettera ad un adolescente” descrive molto bene come simbolicamente il dolore fisico auto-inflitto rappresenti un dolore emotivo; il sangue che sgorga lo rende visibile, reale, distoglie l’attenzione dal malessere interiore. Poi un po’ alla volta la ferita si rimargina, il dolore passa e questo processo rappresenta una sorta di catarsi che dà sollievo e pertanto viene ripetuta più e più volte. Altrettanto si può dire per il fenomeno della Blue Whale che specula sull’infelicità e disperazione di alcuni adolescenti trascinandoli sempre più verso il baratro.
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Michela Gallina, Psicologa clinica, Psicoterapeuta familiare-relazionale, Psico-traumatologa (Membro Ordinario dell’Associazione per l’EMDR in Italia), Counselor e Mediatrice familiare.
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