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Numero 1 - Gennaio 2019
Numero 1 Gennaio 2019

Udine, la capitale della Grande Guerra


26 Dicembre 2018 | di Massimo Quintiliani

Udine, la capitale della Grande Guerra Dal 1915 al 1917 Udine fu la capitale della guerra: il generale Cadorna vi stabilì la sede del comando supremo prendendovi residenza. Anche il re vi si stabilì, in una villa di campagna. L’intera città divenne centro nevralgico di ogni operazione bellica. Nonostante il fronte fosse a pochi chilometri, Udine in quei giorni aveva una somiglianza mista a suq e gigantesca caserma; geograficamente distava soli 30 km dalla guerra, ma psicologicamente ne era a più di 3000. Dopo il 24 ottobre 1917 però, con Caporetto, il conflitto arrivò nel cuore stesso della città con la popolazione improvvisamente resa profuga in terra italiana. Alle 11 del 27 ottobre partì l'ultimo treno ed entro la sera del 28 la città, deserta, finì in mano dei tedeschi che ne iniziarono il saccheggio sistematico. Dopo la prima guerra mondiale Udine prese ad allargarsi oltre il perimetro delle vecchie mura, promuovendo nel contempo il recupero del centro storico. Piazza della Libertà, il Castello e il Duomo ne rappresentano i punti focali: la piazza “veneziana” e i monumenti del tempo “patriarcale” e della Serenissima sono ai piedi del colle morenico del Castello, a cui si accede da una bellissima salita, posta ad un lato della piazza stessa, varcando l’arco Bollani disegnato dal Palladio, incantevole specialmente se illuminato dal sole. Il Duomo, che conserva imponenti forme gotiche trecentesche originarie, è sorprendente al suo interno per le opere del Tiepolo. Uno Spritz rosso al Caffé Contarena, o più semplicemente il Contarena, uno dei locali più amati di Udine, ha la capacità di evocare un’atmosfera sospesa nel tempo, lontana e dal sapore elegante. A tavola, ristoranti tipici, locande, osterie, birrerie servono: il riso con fagioli o asparagi caratterizzante la provincia di Udine; la bisna (polenta gialla con crauti acidi); i cjalsòns (ravioli con ripieno) tipici della Carnia; la brovada (rape bianche) che è un piatto tipico della cucina friulana, usato per accompagnare carni arrosto o bollite, abbinabile con uno dei tanti vini DOC di questa provincia come ad esempio il Friuli Grave rosso o il Friulano (che non può essere più chiamato "Tocai" per via della diatriba legale persa dall'Italia con l'Ungheria). Ed ancora la Trota di San Daniele, la regina di fiume che affronta impavida il ben più rinomato e famoso Prosciutto di San Daniele del Friuli; una pizza super con un ingrediente speciale come il cotto di petto d’oca (è un salume). Il dolce tipico di Udine è la gubana, che si prepara in periodi di grande festa o in occasioni particolari, a base di pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla forma a chiocciola. Udine si congeda con due propri contrasti: la moderna simbologia del piazzale XXVI luglio con il celebre Monumento alla Resistenza; e l’infinita toponomastica popolare udinese riguardante la piazza Matteotti chiamata anche piazza San Giacomo, da alcuni anche detta piazza del mercato o piazza delle Erbe e, anni fa, detta pure individuata come piazza della sedia. Sedia? Sì, c’era un’enorme sedia in legno per ricordare il triangolo della sedia, come realtà produttiva provinciale. Comunque la si voglia denominare per individuarla, questa piazza rappresenta un angolo tra i più belli di Udine, dove sedersi e guardarsi attorno, magari scattando nuove fotografie di viaggio e di storia sulle note di citazioni come quelle di Boccaccio “In Frioli, paese, quantunque freddo, lieto di belle montagne, di più fiumi e di chiare fontane, è una terra chiamata Udine, assai piacevole e di buona aria” o di Erasmo di Valvasone (La caccia, 1591) “ch'eresse Attila, et gli Hunni, onde il suo nome ottenne nobil città”.
 
 
 


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Numero 1 - Gennaio 2019
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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