IN QUESTO NUMERO
Numero 2 - Marzo 2019
Numero 2 Marzo 2019

Presunti maltrattamenti a scuola: come affrontarli senza telecamere


24 Febbraio 2019 | di Vittorio Lodolo D'Oria

Presunti maltrattamenti a scuola: come affrontarli senza telecamere Le nostre maestre sono divenute le più vecchie d’Europa e con le quattro riforme previdenziali degli ultimi 25 anni sono, in gran parte, maestre-nonne che seguono fino a 29 bambini cadauna fino a schiantarsi per l’usura psicofisica della loro helping profession. Fin qui i cambiamenti sociologici con tanto di famiglie sfasciate, alunni multietnici, scuola inclusiva, madri iperprotettive, bimbi “onnipotenti” e insegnanti stremati.
Stanno tuttavia diventando oltremodo numerose le denunce di presunti maltrattamenti da parte delle maestre a danno dei propri alunni. Un fenomeno che, esploso negli ultimi 4-5 anni, è quasi raddoppiato nel 2018 e supera oggi di gran lunga i 100 casi all’anno. È altresì vero e inconfutabile che la scuola resta un ambiente protetto, proprio in virtù delle tante presenze che operano al suo interno (maestri, colleghi, collaboratori scolastici, dirigente, vicari, ATA). Trattasi dunque di ambiente certamente più sicuro rispetto alle mura domestiche ove hanno luogo – come insegna la cronaca quotidiana – i veri fatti di sangue. Quando peraltro si verifica nella scuola un episodio grave con ferite o altre lesioni di sorta, avviene sempre a danno del docente (si ricordi pochi mesi fa l’insegnante accoltellata in volto da un suo studente).
Cominciamo ora ad affrontare il fenomeno dei presunti maltrattamenti a scuola superando soluzioni estemporanee (telecamere) e “forcaiole” (inasprimento delle pene), che vanno per la maggiore ma lasciano irrisolto il problema come dimostra la sua crescita esponenziale. Mi porrò pertanto alcune domande, cui darò altrettante risposte, col preciso intento di tracciare un percorso logico che delinei soluzioni operative reali e non improduttivi slogan demagogici.


Domande e risposte per comprendere il fenomeno
1. Chi è responsabile dell’incolumità della piccola utenza nella scuola? Il dirigente scolastico
2. Quali strumenti tra gli altri possiede il dirigente scolastico per gestire il personale docente? Procedimenti disciplinari e sanzioni di diversa natura che vanno dal richiamo fino alla sospensione cautelare.
3. Qualora l’origine delle violenze al minore fosse verosimilmente imputabile a turbe psichiche del docente, il dirigente scolastico ha la facoltà di richiedere per il docente stesso un accertamento medico d’ufficio in Collegio Medico di Verifica attuando, se del caso, l’immediata sospensione cautelare in attesa della visita collegiale? Certamente. Si ricordi in proposito che l’80% delle malattie professionali dei docenti sono di tipo psichiatrico a causa della forte usura psicofisica che comporta questa helping profession.
4. A chi ci si deve pertanto rivolgere nel caso di presunti maltrattamenti in una scuola? Il principale interlocutore è sempre e comunque il dirigente scolastico che è chiamato ad assumere tutte le iniziative utili a scongiurare un qualsiasi danno psicofisico ai minori ripristinando la normalità nell’ambiente scolastico.
5. Conviene ai genitori bypassare il dirigente scolastico e correre a denunciare un presunto episodio di maltrattamenti all’Autorità Giudiziaria? A meno che non si tratti di un fatto estremamente grave non ha senso per almeno due motivi: a) i tempi lunghi che necessariamente richiedono le indagini, mentre il dirigente può intervenire immediatamente con una sospensione cautelare del docente; b) si rischia di lasciare il bimbo esposto a eventuali maltrattamenti per la durata delle indagini.
6. Gli agenti presso cui viene sporta la denuncia di presunti maltrattamenti (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Vigili etc) conoscono il sistema scolastico e le modalità operative cui è soggetto? Per tutte le Forze dell’Ordine la scuola rappresenta un pianeta inesplorato nel quale è facile perdersi e dunque tutti gli inquirenti vanno necessariamente orientati da addetti ai lavori. Valga su tutto come prova il fatto che di centinaia processi avviati per i presunti maltrattamenti, solamente in pochissimi procedimenti è stato chiamato a rispondere dell’episodio il dirigente.
7. Sono idonei i metodi d’indagine adottati dall’Autorità Giudiziaria per fare le indagini nelle scuole? Più volte mi sono espresso negativamente a questo riguardo (rimando perciò ai miei numerosi articoli in proposito) poiché la decontestualizzazione delle scene videoriprese di nascosto; l’assemblaggio di trailer a effetto e appositamente selezionati; la dramma-tizzazione della trascrizione delle immagini da parte di non addetti ai lavori; il rischio di interpretare ogni singolo intervento come “violenta percossa”; il fraintendere un semplice atto di contenimento di un disabile per mera violenza fisica, falsano inevitabilmente il giudizio finale aggravandolo oltre ogni realtà fattuale. Non va infine dimenticato che le denunce provengono da racconti di un’utenza piccolissima di cui deve essere necessariamente valutata l’attendibilità, resa ancora più fragile dal racconto filtrato dalla narrazione genitoriale fisiologicamente caratterizzata da un forte coinvolgimento emotivo. Per dirla in breve, assai difficilmente, una bravissima maestra uscirebbe indenne da un’indagine svolta coi suddetti metodi.


Il ruolo di MIUR e MGG
Abbiamo affermato che tra le inderogabili incombenze del dirigente scolastico, ed eventualmente dei suoi collaboratori, se delegati, rientra la tutela dell’incolumità dei bambini. Ma se tutto ha funzionato bene fino a 5 anni fa, cosa è andato storto nell’ultimo lustro? Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima capire chi sporge, a torto o a ragione, la denuncia presso l’Autorità Giudiziaria e vedere se sono possibili e necessari opportuni interventi. Costoro sono tipicamente i genitori degli alunni all’insaputa del dirigente stesso, oppure i colleghi insegnanti magari all’insaputa del preside, infine può essere il dirigente scolastico medesimo. Cominciamo col dire che, a meno di un reato grave da segnalare d’ufficio, il dirigente deve essere in grado di saper gestire in proprio i modi perentori, severi, fisici, sbrigativi o intimidatori di una sua insegnante, ricorrendo eventualmente, in casi estremi, fino alla sospensione cautelare ovvero alla richiesta di accertamento medico d’ufficio qualora vi fosse anche il minimo sospetto di un problema di natura psichica. Qualora invece fossero le colleghe o i genitori a sporgere direttamente denuncia all’Autorità Giudiziaria, dovrebbe essere proprio quest’ultima a interpellare il dirigente chiedendogli conto di eventuali notizie in merito ai presunti episodi di violenza e ai suoi interventi per scongiurarli. Così facendo si eviterebbero lunghe, inutili, costose e talvolta “spettacolari” indagini.
Per facilitare il difficile compito all’Autorità Giudiziaria, che assai poco conosce il sistema scolastico, occorre suggerire alla stessa le specifiche domande da fare, declinate secondo le diverse figure denuncianti, per risolvere nel modo più veloce, conveniente e “sussidiario” il caso segnalato. Il ricorso a precise domande (che per questione di spazio non possiamo riportare) consentirà più consapevolmente all’Autorità Giudiziaria di decidere se, quando e come ritenere opportuno e indispensabile avviare le indagini in ambito scolastico o invece più semplicemente rimetterle a colui cui competono secondo l’incarico rivestito (il dirigente scolastico).


Conclusione
Alveo naturale per la risoluzione dei problemi della scuola è la scuola stessa che ne possiede tutti gli strumenti come dimostra il recente passato. Qualora si dovesse rendere indispensabile, pur sempre in casi particolari ed eccezionali, l’intervento dell’Autorità Giudiziaria con l’ausilio delle Forze dell’Ordine, la conoscenza dell’ambiente scolastico con le relative dinamiche resta, soprattutto per costoro, necessaria per portare a soluzione quelle rare situazioni che un dirigente scolastico potrebbe non riuscire ad affrontare e risolvere.
 
 
_____________________________
Vittorio Lodolo D'Oria, medico ematologo, già  rappresentante Inpdap del Collegio Medico per l'Inabilità  al Lavoro della Asl di Milano, specialista in tema di burnout, ossia di Disagio mentale professionale (Dmp) degli insegnanti, si occupa di studio e prevenzione dello "stress lavoro correlato" (Slc) degli insegnanti. Ha pubblicato tra l’altro, Scuola di follia, Armando Editore, 2005, e Pazzi per la scuola. Il burnout degli insegnanti a 360º. Prevenzione e gestione in 125 casi, Alpes Italia, 2010. Medico.
 
 
 
 
 


Condividi questo articolo:

Numero 2 - Marzo 2019
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Roberto Casati, Rosario Cutrupia, Alberto Dainese, Domenico De Masi, Vittorio Lodolo D'Oria, Francesco Mazzoni, Marco Morini, Adolfo Scotto di Luzio, Raffaella Soldà, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan.