Autonomia differenziata la Gilda reagisce con forza. Documento votato all’ unanimità da tutti i delegati della Gilda degli Insegnanti nell’ Assemblea nazionale riunitasi a Roma il 19 marzo 2019
15 Aprile 2019 | di Redazione
La Gilda degli Insegnanti chiama tutti i docenti alla massima mobilitazione per contrastare ogni progetto di autonomia differenziata regionale che porti alla distruzione del sistema nazionale di istruzione.
La Gilda ritiene infatti che siano da combattere i progetti di autonomia differenziata, così come presentati da Veneto e Lombardia e anche dall’Emilia Romagna, poiché segnano un ulteriore scardinamento del ruolo istituzionale e costituzionale della scuola pubblica statale.
La Gilda degli Insegnanti è da sempre convinta che la scuola pubblica statale sia e debba rimanere Istituzione della Repubblica Italiana e non servizio a favore di utenti o clienti, anche territorialmente diversificati.
Le allieve e gli allievi che frequentano la scuola statale sono in primis Cittadini Italiani portatori di diritti e doveri e la Scuola ha il compito di dare loro gli strumenti e le conoscenze che sono essenziali per svilupparne e valorizzarne le capacità.
Non si tratta di trasmettere quelle competenze tanto decantate, che sembrano curvate sulle richieste del mercato e che risultano di per se stesse in rapida obsolescenza. Le competenze importanti nascono dallo studio, dalla conoscenza e dai saperi.
Crediamo che tornare a parlare di “programmi di studio nazionali” o “saperi essenziali nazionali”, superando le logiche delle astratte “indicazioni nazionali”, sia una battaglia da intraprendere.
In quanto Istituzione, la Scuola statale deve dare a tutte le allieve e a tutti gli allievi parità sostanziali di diritti e opportunità senza discriminazioni di censo, territorio e etnia. Tale compito non può essere demandato a progetti educativi gestiti ai livelli locali.
Il richiamo fondamentale resta l’art. 3 della Costituzione con particolare riferimento al comma secondo, laddove si dice: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Il progetto di autonomia differenziata, al contrario, sembra voler accentuare le diversità territoriali, sociali ed economiche presenti nel nostro Paese, attraverso una gestione della fiscalità generale, che rischierebbe di privilegiare gli interessi di cittadini che senza meriti o colpe vivono in alcuni territori piuttosto che in altri.
Le richieste di “autonomia differenziata” e di “regionalizzazione delle istituzioni scolastiche” risultano particolarmente pericolose e inaccettabili perché accentuerebbero la diversità di opportunità formative, già posta in essere dall’autonomia scolastica, offerte alle allieve e agli allievi della scuola italiana. Non è un caso che sia il Veneto sia la Lombardia intendano non solo “regionalizzare il personale della scuola statale e gli uffici territoriali del MIUR”, ma da subito farlo con i dirigenti scolastici, che diventerebbero così emanazione diretta delle scelte amministrative e politiche regionali.
Si ripropongono nel contempo di riformare gli organi collegiali dando maggiori poteri alla dirigenza scolastica ed al territorio inteso come ente locale e all’utenza (famiglie e studenti).
L’autonomia scolastica, basata sul rafforzamento dirigenziale, sta limitando di fatto la libertà di insegnamento, sancita dall’art. 33 della Costituzione. Le interferenze del potere locale potrebbero ulteriormente limitarla e ciò sarebbe assolutamente intollerabile.
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