27 Agosto 2019 | di Antonio Antonazzo
L’accordo raggiunto al MIUR non è un contratto concordato tra le parti da applicare così com’è, ma un impegno, da parte del Ministro, di trasformarlo in emendamento da inserire nel Decreto Crescita in discussione in Parlamento o con decretazione separata.
Sarà quindi il Parlamento a decidere le sorti di questo accordo che potrà quindi passare inalterato, essere emendato o essere cassato del tutto.
L’intesa raggiunta è fonte di una lunga trattativa che ha visto più volte cambiare le carte in tavola. Riassumendo brevemente, essa prevede:
1. che le università facciano partire cicli di abilitazione speciali (PAS) aperti a tutti coloro che abbiano tre anni di servizio negli ultimi otto ( paritarie e docenti di ruolo compresi);
2. che contestualmente venga indetta una sessione concorsuale straordinaria sul 50% dei posti disponibili, aperta solo a chi ha tre anni di servizio nella scuola Statale;
3. che il concorso straordinario abbia valore abilitante quindi i vincitori (e solo loro) conseguiranno l’abilitazione a prescindere che abbiano intrapreso il percorso PAS;
4. che la platea dei partecipanti al concorso straordinario sia stimata a circa 55.000 unità e i posti a disposizione siano poco meno della metà (24.500 circa);
5. che il concorso straordinario implichi una prova scritta da fare al PC la cui correzione ha il vantaggio di essere pressoché immediata;
6. che lo scritto sia selettivo nel senso che dovrà prevedere un punteggio minimo per poter accedere alla prova orale;
7. che la prova orale invece non contempli alcun punteggio minimo;
8. che sulla base dei titoli (soprattutto di servizio) e dei punteggi delle prove verranno stilate delle graduatorie regionali che consentiranno l’immissione in ruolo sui posti disponibili;
9. che le parti dovranno continuare a dialogare per concordare i dettagli delle procedure definite.
In definitiva quindi le opzioni sul tappeto sono tre:
1. concorso ordinario aperto a tutti i neo laureati con 24 CFU, ai docenti con tre anni di servizio e ai docenti di ruolo. Il concorso viene bandito sul 50% dei posti il 10% dei quali continua ad essere riservato a chi ha tre anni di servizio negli ultimi otto, ai dottorati di ricerca e ai docenti iefp;
2. i PAS che devono essere organizzate dalle singole università. In pratica chi ha tre anni di servizio (statale o paritaria) dovrà compilare una scheda, probabilmente su istanze online, e sulla base dei posti resi disponibili dalle università , seguirà i corsi PAS (a sue spese) secondo una tempistica (cicli) che varierà a seconda della sede scelta e della classe di concorso;
3. concorso straordinario aperto solo a chi ha servizio nella statale. Ogni regione avrà un suo contingente di posti e ognuno potrà decidere dove concorrere. L’immissione in ruolo comporta il vincolo di permanenza (3 o 5 anni?) nella regione.
Si capisce quindi l’importanza della tempistica che sarà fondamentale per una buona riuscita dell’accordo.
La prova scritta del concorso straordinario deve essere svolta in tempi rapidissimi in modo che chi la supererà potrà decidere di non seguire il percorso PAS (risparmiando tempo e denaro) mentre chi non l’ avrà superata avrà il paracadute del PAS che gli permetterà perlomeno di abilitarsi e di inserirsi in seconda fascia il prossimo anno e poi....il futuro ci dirà cosa riserverà a questi nuovi abilitati. Restano aperti ancora i problemi relativi alla possibilità di partecipare al PAS da parte dei docenti in servizio dell’infanzia e della primaria che hanno ottenuto nel corso del tempo un titolo di studio valido per l’insegnamento nella secondaria. Ciò può far sorgere ancora contenziosi, ma è certamente opinabile consentire a chi non ha fatto uno specifico servizio di almeno un anno di insegnamento nella secondaria la possibilità di abilitarsi con un percorso facilitato. Di mezzo c’è sempre la politica che sembra troppo spesso cercare il facile consenso nella vasta platea del precariato, con promesse avventurose. Si cerchi almeno di far rispettare integralmente l’accordo di giugno senza rimetterlo in discussione.
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