Un libro che si può leggere solo avendo già gli anticorpi antifascisti, altrimenti il rischio è di sottovalutare il ruolo di Mussolini e di giustificare la placida sicurezza dello stato autoritario. Deve essere letto ai giovani e dai giovani non trascurando le adeguate premesse di conoscenza storica e senza ridurre la complessità di uno specifico periodo del novecento italiano e mondiale
27 Agosto 2019 | di Fabrizio Reberschegg
M. Il figlio del secolo, abilmente scritto da Antonio Scurati, è stato il grande successo editoriale del 2019 che ha avuto il suo riconoscimento nella vittoria del Premio Strega. E’stata una vittoria annunciata, sostenuta dalle iniziative divulgative del libro operate dalla stampa e dalla Rai. Si tratta di un “romanzo documentario”, come l’autore lo definisce, basato su una vasta mole di testi e testimonianze, con una struttura episodica impostata su brevi capitoli che danno al lettore la sensazione di vivere una sorta di contemporaneità dei fatti che si susseguono scandendo le tappe dell’ascesa del regime fascista in Italia. L’effetto comunicativo è largamente positivo e consente ai lettori più avveduti di rinfrescare le conoscenze di un periodo così complesso della storia italiana. Non è un caso che i diritti sul romanzo siano stati acquistati per lanciare una serie tv e che il primo libro sarà seguito da altri due tomi (il primo è di ben 800 pagine) che racconteranno l’apoteosi e la caduta del fascismo. Ciò nonostante il libro presenta alcuni aspetti sui quali è bene mettere in guardia il lettore, soprattutto se è insegnante e intende utilizzarne parti per lo studio della storia del novecento italiano.
Si tratta di un romanzo strutturato sul punto di vista del movimento fascista e di Benito Mussolini con toni a tratti “leggeri” con riferimenti alle vicende amorose del duce e alle bizzarre, e pericolosissime, figure dei comprimari del movimento e dei tanti intellettuali che hanno sostenuto l’ascesa del fascismo. Il tutto inizia con il programma massimalista di San Sepolcro e si sviluppa affrontando superficialmente il periodo del biennio rosso e la creazione del movimento fascista come risposta alle velleità rivoluzionarie dei socialisti prima e dei comunisti poi, quasi che il fascismo fosse la naturale risposta alla rivoluzione proletaria. Nel panorama avvilente di una sinistra rivoluzionaria tendente al suicidio e allo scissionismo, il fascismo sembra stagliarsi come organizzazione criminale e violenta sostenuta da finalità quasi necessarie per la salvezza dello Stato. Il tutto con il sostegno di una classe imprenditoriale e agraria opportunista e imbelle e con l’acquiescenza del Re, del Vaticano e di parte del Parlamento atterriti dal “pericolo rosso”. Senza contare la simpatia dimostrata dai tanti governi europei per un partito che diventava argine alle derive sovietiste dopo la rivoluzione russa del 1917. Mancano, nella narrazione, i motivi storici che portarono alla nascita dei movimenti socialisti e anarchici nel nostro Paese, le cause e il dibattito sull’interventismo nella prima guerra mondiale e tanto altro. Affrontare il romanzo senza adeguate conoscenze del periodo post unitario italiano può indurre a credere che Mussolini sia precipitato nell’agone storico come deus ex machina. Nella storia abilmente romanzata e raccontata per collegare fatti e documenti si staglia, come unico vero antagonista di Mussolini, Giacomo Matteotti rappresentato come uomo solo contro un mondo di politici pavidi e corrotti. L’eliminazione del nemico Matteotti, gestita direttamente da Mussolini e dai suoi sgherri, è il punto finale del libro, il momento in cui un Parlamento fatto da vigliacchi e opportunisti non trova il coraggio di chiedere la sfiducia del governo a norma dello Statuto.
Scurati ha affermato che “la pregiudiziale antifascista è superata”, come se il fascismo sia la sintesi storica di un coacervo di movimenti di opinione, ossia una fede politica come le altre. Si tratta, ad avviso di chi scrive, di un atteggiamento un po’ furbo che si inserisce nella lunga sequela di libri, articoli e saggi che di fatto hanno sdoganato il fascismo come se fosse stato solo un evento politico che ha segnato profondamente la politica italiana fino ai giorni nostri. “ M” è un libro che si può leggere solo avendo già gli anticorpi antifascisti, altrimenti il rischio è di sottovalutare il ruolo di Mussolini e di giustificare la placida sicurezza dello stato autoritario. Per questo la lettura di “M” dovrebbe essere accompagnata da altri romanzi che narrano quel periodo da punti di vista dei nemici del fascismo (si pensi alla bella trilogia di Valerio Evangelisti, “Il sole dell’avvenire”, ed Mondadori).
Nella situazione politica attuale, caratterizzata dalla più profonda crisi economica dopo il 1929 e da un panorama politico confuso e in continua trasformazione, troppi vedono analogie con gli anni venti del secolo scorso sostenendo il modello dell’uomo forte e dell’odio contro il “nemico”, qualunque sia il “nemico”.
Per questo “il romanzo” di Scurati deve essere letto ai giovani e dai giovani non trascurando le adeguate premesse di conoscenza storica e senza ridurre la complessità di uno specifico periodo del novecento italiano e mondiale. Anche per evitare che i nostri “bamboccioni” diventino, nella loro confusa ignoranza storica, “bombaccioni” dal mitico Lenin italiano Nicolò Bombacci finito poi appeso a Piazzale Loreto con il suo Duce.
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