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Numero 3 - Marzo 2012
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Dirigenza scolastica: cui prodest?

Da Berlinguer alla Gelmini si è puntato decisamente sulla dirigenza scolastica per un miglioramento del sistema perchè investire sulla vera spina dorsale della scuola, la docenza, sarebbe stato assai più oneroso e non avrebbe certo dato risultati apprezzabili sul risparmio.


19 Febbraio 2012 | di Giuseppe Lorenzo

Dirigenza scolastica: cui prodest? ''Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane. In particolare, il dirigente scolastico organizza l'attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali.''

Volendo fare qualche breve considerazione sulla dirigenza scolastica, tema che sta assumendo sempre più ampio interesse nel dibattito sulla scuola, si potrebbe iniziare con una sintetica valutazione dalla su citata parte finale del 2° comma dell'art.25 del D.L.vo 161 /2001.

Al di là di banali generalizzazioni e mettendo bene in evidenza l'impegno, la serietà, il rigore, le competenze e tante altre doti di moltissimi dirigenti scolastici, ci si chiede, in questo decennio e passa di autonomia scolastica, quanti dirigenti, anche fra quelli bravi, scrupolosi e... progressisti hanno veramente rispettato puntualmente le ''competenze degli organi collegiali''? Si può lasciare all'immaginazione del lettore la possibile percentuale: il sentimento più diffuso, ma non sempre manifestato, nel mondo della scuola non lascerebbe dubbi in merito.

''Coordinamento, valorizzazione delle risorse umane'': sono parole impegnative che non lasciano dubbi interpretativi; da questa impostazione della scuola non poteva, se attuata anche in minima parte, venire altro che riqualificazione, crescita professionale e culturale, motivazione, interesse passione: oggi dalla scuola pubblica arrivano invece segnali sempre più diffusi e preoccupanti di stress, disagio, demotivazione, frustrazione, passività, desiderio di fuga. Tutta responsabilità dei dirigenti? No di certo, ma un alto tasso di responsabilità di questo stato di cose appartiene a loro.

Efficienza, efficacia per la formazione? Sanno di vuoto queste parole se non proprio prive di significato o addirittura paradossali nella stragrande realtà delle scuole italiane.

Da Berlinguer alla Gelmini si è puntato decisamente sulla dirigenza scolastica per un miglioramento del sistema: ovviamente il costo era il meno oneroso sul piano economico ed ha consentito più facilmente la sottrazione costante e crescente di risorse umane e materiali che hanno portato risparmi eccezionali alle casse dello stato ma allo stesso tempo una dequalificazione progressiva del nostro sistema di istruzione.
Investire sulla vera spina dorsale della scuola, la docenza, sarebbe stato assai più oneroso e non avrebbe certo dato risultati apprezzabili sul risparmio.
Oggi la scuola pubblica è, per usare un eufemismo, in condizioni critiche: risollevarsi e diventare all'altezza degli altri sistemi scolastici europei, in tempi di grave crisi economica, non sarà certo impresa di poco conto.
La scuola che ha investito su questo modello di dirigenza scolastica è risultata fallimentare: l'ultima versione Gelmini/Brunetta lo è stata ancor di più. Vi è una qualche speranza per un'inversione di rotta?
L'ordinanza n° 64 del Consiglio di Stato dell'11 gennaio u.s. e la discussione che ne è conseguita lascerebbero sperare che quella farsa del concorso a dirigente che si è
consumata a novembre con errori, pasticci e altro potrebbe essere un'ottima occasione per l'invalidazione del concorso e per una contestuale apertura di dibattito, volto a rigettare un'istituzione che sta scivolando sempre di più verso inaccettabili forme neofeudali e ad aprire verso una coraggiosa riforma che porti ad una piena responsabilizzazione della docenza, unica via per la riqualificazione della scuola pubblica.

Il preside elettivo, di cui la Gilda degli Insegnanti da anni si fa promotrice, potrebbe essere una speranza di vera rinascita della scuola: questo governo di tecnici si farà vero interprete dei bisogni della scuola, come parrebbe dalle intenzioni?


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