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Numero 2 - Marzo 2020
Numero 2 Marzo 2020

Task force contro le disuguaglianze

Diritti come mobilità, sanità, istruzione, dipendono sempre di più dalla parte d'Italia dove si vive, ecco perchè l’autonomia differenziata è lo strumento principale per aumentare le disuguaglianze, prima di tutto nella scuola e poi nei diritti sociali


17 Febbraio 2020 | di Renza Bertuzzi

Task force contro le disuguaglianze Un fantasma si aggira veloce e devastante per il mondo: la disuguaglianza. Non che sia un soggetto nuovo, naturalmente, anzi. Da che esiste il mondo la disuguaglianza l’ha fatta da padrona. Vero è che nei secoli passati si è manifestata in maniera orrorifica, ma da alcuni secoli a questa parte si era messa tranquilla, le azioni e le politiche della democrazia avevano agito, almeno nel mondo occidentale, per portare correttivi a questa condizione. C’ era stata di mezzo la Rivoluzione francese con la sua Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino“ del 1789: “Les hommes naissent et demeurent libres et égaux en droits. Les distinctions sociales ne peuvent être fondées que sur l’utilité commune” (art.1), confluita nella Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata dall’ ONU nel 1948. Molte cose sono purtroppo cambiate, lentamente e occultamente. In questi decenni, il neoliberismo ha lavorato di fino ed ha prodotto una situazione mondiale, in cui è compresa anche l’Italia, dove la concentrazione di ricchezza in poche mani ha raggiunto livelli impressionanti. Nel numero scorso di questo giornale, Fabrizio Tonello ha recensito due volumi- di Luca Ricolfi e Thomas Piketty-dove, dati alla mano, si descrivono le attuali situazioni di lavoro e di vita paraschiavistiche.
 
L’ ultimo rapporto sulla disuguaglianza nel mondo è il Rapporto Oxfam 2020, pubblicato lunedì 20 gennaio, dove si sostiene che stiamo arrivando a un punto in cui le disuguaglianze economiche sono fuori controllo. Esso si concentra sulla ricchezza, misura dello stock posseduto da ogni persona, e non sui redditi, e cioè quello che si guadagna in un anno. Entrambe le misure, però, stando alle ultime pubblicazioni internazionali, mostrano che la forbice del divario tra i più ricchi e i più poveri è in costante aumento.
 
Dal 1980 in poi chi vede aumentare i propri redditi e le proprie ricchezze sono le élite di ricchissimi sparsi nel mondo. Il rapporto Oxfam usa immagini molto plastiche per dare un’idea del fenomeno: se ciascuno si sedesse sulla propria ricchezza sotto forma di una pila di banconote da 100 dollari, la maggior parte della popolazione mondiale siederebbe al suolo, una persona della classe media di un Paese ricco su una sedia, e i due uomini più ricchi al mondo sarebbero nello spazio. (sulla rappresentazione della disuguaglianza, si veda anche l’ articolo di Roberto Casati).
 
È facile capire dunque cosa comporti la disuguaglianza, oltre all’ ingiustizia sociale. In poche parole comporta che i diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino saranno riservati solo a chi può permetterseli. Quando parliamo di diritti fondamentali, ci riferiamo alla salute e all’ istruzione, quelle condizioni che rappresentano un mezzo di salita sociale: potersi curare e poter migliorare la propria condizione culturale sono quelle condizioni che permettono l’ascesa sociale ed economica. Robert Walzer, il famoso politologo americano, ha detto: “Uguaglianza non significa essere identici, significa che le persone che hanno più disponibilità di denaro non possono avere assistenza medica o scuole migliori delle persone meno abbienti”.
 
Una emergenza sociale e politica su cui è necessario soffermarsi, prendere coscienza e cercare interventi solidi.
 
Di tutto ciò si occupa il Forum Disuguaglianze e Diversità nato da un’idea della Fondazione Lelio e Lisli Basso, che vede la partecipazione di otto organizzazioni di cittadinanza attiva, ed è guidato da un Gruppo di Coordinamento, presieduto da Fabrizio Barca e si avvale di uno staff operativo. Il Forum Disuguaglianze Diversità ritiene che non ci sia nulla di inevitabile nelle disuguaglianze: se i poteri e le opportunità non vengono riequilibrati tra le persone è perché si è scelto di non farlo. Un’alternativa esiste, ed esistono le condizioni per trasformare i diffusi sentimenti di rabbia nella leva di una nuova stagione di emancipazione che accresca la giustizia sociale. Questo convincimento è all’origine della scelta di costruire le proposte per la giustizia sociale raccolte in un Rapporto, ora pubblicato da Il Mulino: proposte concrete e realizzabili, ispirate dall’analisi e dalle idee dell’economista britannico Anthony Atkinson. Il Rapporto si concentra soprattutto sulla disuguaglianza di ricchezza, perché questa riduce la capacità di reagire agli imprevisti, di rifiutare cattivi lavori, di tutelare il risparmio; impedisce alle persone di mettere in atto le proprie capacità imprenditoriali; le spinge a non prendersi cura dell’ambiente. Occorre quindi puntare l’attenzione su tre processi da cui dipendono la formazione e la distribuzione della ricchezza: il cambiamento tecnologico; la relazione fra lavoro e impresa; il passaggio generazionale. Lo scopo è quello di disegnare una strategia complessiva per invertire radicalmente le tendenze attuali e restituire così potere e opportunità alle persone. È solo con una simile azione radicale e comprensibile che si può davvero «cambiare».
 
La proposta n. 11, in modo particolare, ci interessa : “Diritti come mobilità, sanità, istruzione, dipendono sempre di più dalla parte d'Italia dove si vive, o dalla possibilità di pagare per servizi privati” e ci immette direttamente nel tema dell’ autonomia differenziata, messa in sonno (anche grazie alle decise e convinte proteste dei sindacati tra cui la nostra Associazione, che ha affrontato il tema per prima, anche con numerosi articoli su questo giornale), ma pronta a ritornare fuori e a ripresentare la sua pericolosa proposta. Allora dicemmo e lo ripetiamo più convinti che mai: l’autonomia differenziata è lo strumento principale per aumentare le disuguaglianze, prima di tutto nella scuola e poi nei diritti sociali. Avremmo 20 sistemi scolastici diversi, 20 politiche ambientali diverse e così via. Rimettere in discussione i contratti nazionali- cosa che qualche collega può auspicare- frammenterebbe il diritto al lavoro, disarticolando l’istruzione, la sanità, le politiche ambientali.
 
Dunque, una guerra necessaria ci aspetta: combattere la disuguaglianza che si è ripresentata in forze nei nostri tempi. Cominciamo dal nostro giardino, la scuola, e manteniamo alta l’attenzione verso le novità, pericolose, che avanzano.
 
 


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Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
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