Senza risorse il sistema non va avanti e in questo la politica ha grandi responsabilità , infatti nel PNRR ci sono i soldi per le cose ma non per le persone. Quindi il messaggio forte alla politica è che, se vogliamo una scuola veramente buona, bisogna investire sulle nostre scuole. Il primo investimento è quello sule figure necessarie all’insegnamento: i docenti.
Recuperare una dimensione più umana, maggiormente centrata sulla persona, alleggerendo l’organizzazione scolastica e il lavoro dei docenti dal peso schiacciante della burocrazia: una via maestra condivisa da tutti relatori.
Un po’di stabilità, più semplicità, molta serietà, libertà per la funzione intellettuale dei docenti
La scuola come fondamentale istituzione di avviamento alla vita adulta non deve farsi stravolgere e impoverire dalle scemenze che circolano nella testa di qualche ministro. Agli insegnanti si chiede come sempre il ricorso alla ricchezza della loro cultura e alle risorse della loro umanità per essere capaci di essere all’altezza di una professione delicata e preziosa, troppo spesso avvilita e banalizzata da pedagogismi e paternalismi. Io suggerirei loro di prendere come modello il motto di Goya che, in tardissima età, si rappresentò come un vecchio dalla lunga barba bianca con la scritta: imparo ancora (“aun aprendo”)
Guai a immaginare che, dalle parti del MIUR, si stiano prendendo in seria considerazione le ragionevoli obiezioni che da anni gli insegnanti vanno avanzando contro la continua umiliazione della scuola pubblica. Riteniamo invece che si tratti di una svolta tattica; il totale stravolgimento della vita scolastica è ormai affidato al documento del PNRR e non certo all’esame.
Rimane incalcolabile il danno educativo della guerra, non solo in termini demografici, ma di ipoteca sul futuro: se le scuole vengono chiuse o distrutte sotto i bombardamenti, non cresce più nulla, nessun seme di cultura. Senza contare gli altri orrori di bambini impiegati come soldati e di piccole vittime di gravi violazioni.
L’articolo 11 non si limita a rinunciare alla guerra o a rifiutarla, ma la «ripudia»: perché al divieto giuridico della violenza si accompagni – esplicita e inappellabile – la sua condanna morale. Un sentimento trasversale non solo alle forze politiche italiane, ma alla stessa opinione pubblica internazionale, che condusse alla creazione di un’organizzazione internazionale – l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu)
L’utilizzo fraudolento degli eventi storici spesso serve ai violenti e agli autocrati per giustificare i propri crimini. La leggerezza con la quale si “gioca” con la storia ha certamente a che fare anche con la scarsa considerazione che le si assegna nei cicli scolastici di vario livello e la recente riforma della Spagna ne è un triste esempio.
Educazione e pace devono diventare un binomio imprescindibile. Il pensiero di Aldo Capitini e la nonviolenza come modo di introdurre gli allievi nel mondo della conoscenza e della cultura
Non solo cartine, né solo immagini della devastazione ma con Street View di Google Maps possiamo ridurre la distanza cognitiva che ci separa da quei luoghi e vedere tutta la vita che si è persa
Prolungare la guerra, oltre al prezzo in vite umane e devastazioni, rischia anche di moltiplicare le occasioni di escalation. Le guerre non sono mai neutrali nei loro effetti e, per chi sta lontano dal fronte, la tentazione di approfittarne è molto forte.
VITTORIA DEDICATA ALLA BOMBARDATA CITTÀ UCRAINA DI KHARKIV
Un rinnovamento pedagogico inventato in Italia, come il metodo Montessori, si affermò in Europa e nel mondo, ma non nel nostro Paese, dopo il delitto dell’onorevole Aldo Moro.
Dagli Stati Uniti è arrivato anche in Italia l’apparato ideologico” dei think tanks, che ha lo scopo di approvvigionare, nutrire, fornire tesi e argomentazioni agli apparati ideologici sia tradizionali (scuole) sia moderni (mass media e social network)”. Perchè “le idee sono armi -le sole armi con cui altre idee possono essere combattute”
COME RINVII E BIZANTINISMI RITARDANO LA SICUREZZA DELLE SCUOLE
La serendipità, in fondo, è la libertà del sapere e l’esaltazione socratica dell’ignoranza come sua premessa fondamentale. Per questo ritengo che vi siano, in questo saggio, tantissime ottime ragioni per batterci per una scuola più serendipica, in cui si eviti il conformismo imperante, soprattutto quello della pedagogia main stream; non si scoraggi il pensiero critico; non si ostacoli la libertà d’insegnamento.
L’oceano offre una prospettiva per cogliere il mondo, Produce domande. Non c’è dubbio che l’oceano e il mondo che contiene (non è “solo” acqua) ci appaiano come qualcosa di grande, pericoloso, ma il mare, analogamente al resto, va pensato, senza paura. Come l’Ulisse di Dante, per cui la conoscenza è una forma di azione.