Mai nel passato era successo che a metà aprile ancora non si conoscessero le modalità dei trasferimenti e questo, come a più riprese denunciato dalla Gilda degli Insegnanti, avrà conseguenze molto pesanti sia sul regolare avvio dell'anno scolastico 2016/17 sia sulla qualità dell'insegnamento
17 Aprile 2016 | di Gianluigi Dotti
Dopo gli articoli e gli approfondimenti dedicati alla mobilità nel numero di Professione docente di marzo è necessario ritornare sull'argomento perché le vicende degli ultimi due mesi hanno creato ancora più confusione e disorientamento tra i docenti di quanto fosse immaginabile ad inizio anno e rischiano di influire negativamente sulla qualità della scuola.
Infatti al momento di andare in stampa, e siamo a metà aprile 2016 (mentre si susseguono le voci più disparate e preoccupanti che ci confermano come sia stata giusta la scelta della Gilda di non firmare il contratto sulla Mobilità) ancora non abbiamo nessuna certezza rispetto alla mobilità 2016/17. Non sappiamo in che modo il MIUR e le altre OOSS supereranno lo scoglio delle osservazioni della FP e del MEF all'ipotesi di CCNI e se sarà emanata l'OM o sarà fatto un Decreto apposito.
In realtà, l'ipotesi di CCNI sulla mobilità siglata dall'Amministrazione e da Cgil, Cisl, Uil, Snals il 10 febbraio è stata ferma, prima al MIUR e poi al MEF e alla FP, per ben due mesi nei quali non è stato possibile, a norma dello stesso CCNI, emanare l'Ordinanza Ministeriale che regola tutto l'iter delle domande di mobilità. Risultato: gli insegnanti interessati alla mobilità, oltre 250.000 dai calcoli dello stesso ministero, a metà aprile ancora non conoscono le regole con le quali chiedere il trasferimento o l'assegnazione della sede definitiva.
Dai politici: governo e ministro responsabili della legge 107/2015, e dall'Amministrazione nessuna indicazione certa su come sarà la mobilità 2016/17, anzi un susseguirsi di indiscrezioni che creano ulteriore preoccupazione nelle centinaia di migliaia di insegnanti che intendono trasferirsi o vi sono costretti perché soprannumerari o neoimmessi in ruolo.
La Gilda degli Insegnanti, formata da docenti in servizio, sa bene cosa significhi per la propria vita, e per quella di tutta la famiglia, non riuscire a prevedere e programmare in tempo la sistemazione per l'a.s. successivo.
Mai nel passato era successo che a metà aprile ancora non si conoscessero le modalità dei trasferimenti e questo, come a più riprese denunciato dalla Gilda degli Insegnanti, avrà conseguenze molto pesanti sia sul regolare avvio dell'anno scolastico 2016/17 sia sulla qualità dell'insegnamento.
E' probabile, infatti, che a causa di questi ritardi l'Amministrazione riduca il tempo dedicato alla presentazione delle domande, anticipando le scadenze, il che conoscendo i ben noti problemi di collegamento e cattivo funzionamento del sistema di istanze-online obbligherà gli insegnanti (e le organizzazioni sindacali che li assistono) ad inserire le centinaia di migliaia di domande di trasferimento anche la notte.
A questo si aggiunga che la lavorazione dei trasferimenti, che normalmente richiede un paio di mesi, sarà complicata dalla doppia fase prevista dal CCNI mobilità: quella su scuola e quella su ambiti. Il che significa che, ad essere ottimisti, i docenti conosceranno la loro destinazione per l'a.s. 2016/17 a fine estate e, visto l'infernale meccanismo della legge 107/2015 che non dà certezze, soprattutto per i circa 100.000 neoimmessi in ruolo, saranno costretti ad organizzare gli spostamenti a scuola iniziata.
E meno male che l'hanno chiamata “#labuonascuola” come sempre più attenti, questi politici, alla forma che alla sostanza. La sostanza sarà che l'organizzazione dell'avvio del prossimo a.s. da parte delle scuole potrebbe incontrare diverse difficoltà in capo anche ai dirigenti scolastici, oltre che ai docenti e, soprattutto, agli studenti. Si ripeteranno, in peggio, i disagi dell'inizio di questo a.s. 2015/16, con supplenti e cambi di docenti, in barba alla continuità didattica tanto declamata dalla nostra ministra. Ad aggravare questo fosco quadro previsionale ci saranno anche le conseguenze del concorso, che doveva essere bandito il 1 dicembre 2015 e che invece è uscito a marzo inoltrato e che si svolgerà in estate.
Bisogna ricordare che i responsabili di questi disagi sono coloro che, incuranti delle proteste e delle argomentazioni delle donne e degli uomini di scuola, che avevano cercato di spiegare le negatività del provvedimento “#labuonascuola”, hanno approvato la legge 107/2015 seguendo quella parte dei dirigenti scolastici (presidi sceriffo) che credono nell'aziendalizzazione, nella gerarchizzazione e nella privatizzazione dell'istituzione scolastica nella speranza di diventare “manager” e di adeguarsi i compensi. Quello che non si dice è che mentre il privato imprenditore rischia i suoi beni, i presidi sceriffo utilizzano i fondi di tutti i cittadini e operano in un'istituzione che, per ora, è ancora tutelata dalla Costituzione.
Considerato che siamo in fase di prima attuazione della legge 107/2015 e che questa sta già creando un gran sconquasso ritengo che l'unico modo per tornare a ragionare di scuola, dell'istruzione e della formazione dei futuri cittadini sia quello di liberare il campo dalla legge 107/2015 firmando per i referendum che chiedono di abrogare la chiamata diretta dei docenti (quello su cui si sta consumando lo scandalo mobilità), il comitato di valutazione, l'obbligo dell'alternanza scuola lavoro e il finanziamento alla scuola privata.
Nel caso il movimento di protesta contro “#labuonascuola” non riesca a far cassare la chiamata diretta del dirigente scolastico la prospettiva per i prossimi trasferimenti sarà che tutti gli insegnanti finiranno nel “calderone” dell'ambito territoriale e saranno “scelti” dal preside senza alcuna graduatoria di merito.
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