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Numero 3 - Maggio 2016
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1920: tra prospettive di progresso e di privatizzazione si pensa alla tutela dei beni culturali

Benedetto Croce presenta un emozionante progetto di difesa delle bellezze artistiche e architettoniche. “È nella difesa delle bellezze naturali un altissimo interesse morale e artistico che legittima l'intervento dello Stato"


17 Aprile 2016 | di Piero Morpurgo

1920: tra prospettive di progresso e di privatizzazione si pensa alla tutela dei beni culturali Il 1920 è un anno di pace apparente; si combatte ancora: la Siria chiede l’indipendenza dalla Francia e l’Egitto dall’Inghilterra che controlla anche l’Iraq, gli Alleati occupano Costantinopoli, in Messico esplode la guerra civile, gli USA rifiutano ripetutamente di riconoscere il Trattato di Versailles, scoppia la guerra russo-polacca, la Francia occupa Frankfurt, gli irlandesi del Sinn Féin si ribellano all’occupazione britannica, la Grecia attacca la Turchia, gli italiani sono sconfitti in Albania, i francesi intervengono a Varsavia sconfiggendo l’Armata Rossa e ben altre 13 nazioni combattono con la Russia Bianca sino al 192. Il 1920 è l’anno in cui Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono condannati ingiustamente a morte per omicidio: gli USA del 1920 videro un’ondata di xenofobia che colpì le scuole.
Nel frattempo in Italia si inizia a discutere della riforma della scuola. Già dal 1919 Luigi Sturzo riteneva che “la riorganizzazione scolastica e la lotta contro l'analfabetismo varranno a far superare la crisi del dopoguerra”, questi principi si tradussero nell’art. 2 del Partito Popolare Italiano (1) che rivendicava: “Libertà di insegnamento in ogni grado. Riforma e cultura, diffusione dell'istruzione professionale” (2). Il dibattito fu animato da Piero Gobetti con una nuova rivista: “Energie Nove” (3). Ancora una volta, passato e presente si intrecciano: alle diagnosi spietate, all’onestà di intenti seguono idee e provvedimenti contraddittori. di burocrati igE persiste il divario tra l’Italia e le correnti internazionali quali la “Progressive Education”, associazione voluta -nel 1919-da John Dewey che propugnava un’istruzione per tutti e aperta agli stimoli democratici, artistici e creativi evitando così un’istruzione popolare connotata solo da scuole professionali incardinate sul mito dell’efficienza sociale (4). Nettamente diversa fu l’impostazione di Ernesto Codignola; l’analisi spietata denunciava: “la mira costante della nostra politica scolastica degli ultimi decenni è stata di burocratizzare sempre più la funzione didattica, di trasformare gli insegnanti in impiegati nel più doloroso significato della parola; e c’è riuscita a meraviglia /.../ Noi siamo attualmente soffocati da una fitta rete di prescrizioni regolamentari, di leggi, di divieti inutili, artificiali, odiosi, che uccidono ogni spontaneità nell’alunno e nel maestro /.../ Le riforme più essenziali sono lasciate in balia di burocrati ignorantissimi della verace vita della scuola”. Il rimedio proposto era peggiore del male: abolizione di ogni controllo da parte del ministero, “abolizione di ogni forma di protezionismo a favore di insegnanti e alunni pubblici”, incoraggiamento di tutte le iniziative private, “sottrarre al parlamento e ai parlamentari il governo della scuola”, autonomia assoluta con consigli scolastici formati da sindacati e industriali, “la protezione statale finisce col risolversi in una difesa dei peggiori insegnanti e dei peggiori allievi in un eccitamento a non fare o a mal fare”.
Poco o nulla si proponeva per combattere l’analfabetismo e alleviare le sofferenze dei piccoli orfani di guerra. La ‘de-schooling society’ era stata già inventata! Il progetto appassionò anche Benedetto Croce al quale bisogna riconoscere il merito di aver presentato -nel 1920- un emozionante progetto di difesa delle bellezze artistiche e architettoniche; la proposta fu approvata con la Legge 778 del 1922 e l’introduzione è ancora attuale: “È nella difesa delle bellezze naturali un altissimo interesse morale e artistico che legittima l'intervento dello Stato, e s'identifica con l'interesse posto a fondamento delle leggi protettrici dei monumenti e della proprietà artistica e letteraria. Certo il sentimento, tutto moderno, che si impadronisce di noi allo spettacolo di acque precipitanti nell'abisso, di cime nevose, di foreste secolari, di riviere sonanti, di orizzonti infiniti deriva della stessa sorgente, da cui fluisce la gioia che ci pervade alla contemplazione di un quadro dagli armonici colori, all'audizione di una melodia ispirata, alla lettura di un libro fiorito d'immagini e di pensieri. E se dalla civiltà moderna si sentì il bisogno di difendere, per il bene di tutti, il quadro, la musica, il libro, non si comprende, perché siasi tardato tanto a impedire che siano distrutte o, manomesse le bellezze della natura, che danno all'uomo entusiasmi spirituali così puri e sono in realtà ispiratrici di opere eccelse” (5) .
 
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(1) S. Santamaita, Dalla scuola al sistema formativo, Milano 1999, pp. 92-95
(2) http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/sturzo1.htm
(3) http://www.erasmo.it/energienove/fascicoloimg.asp?an=20&fas=1&ntit=2233&tipo=jpg&im=p
(4) https://drsaledg521.wikispaces.com/file/view/Progressive+education+Association.pdf
(5) http://www.rivista.ssef.it/www.rivista.ssef.it/site2e2f-2.html?page=20040913091214766&edition=2010-02-01
 
 
 


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