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Numero 3 - Maggio 2016
Numero 3 Maggio 2016

Referendum per la libertà di tutti

Il problema non è solo nostro, dei docenti e della scuola, ma di tutti. Oggi stiamo assistendo ad una restrizione degli spazi di libertà, in un processo che investe tutta l’Europa e che sta andando in senso contrario a quel cammino degli ultimi due secoli che ci ha portato alle libertà di cui oggi godiamo


17 Aprile 2016 | di Rino Di Meglio

Referendum per la libertà di tutti Il 17 marzo è stata la giornata molto importante in cui sono stati depositati in Cassazione i 4 quesiti per i Referendum abrogativi della Legge 107/2015, nota come la Buona scuola. Sono orgoglioso di essere stato, insieme con i rappresentanti di altri sindacati e di associazioni della società civile, uno di quei cittadini che si è fatto carico dell’avvio di questa operazione necessaria.
I quesiti riguardano la richiesta di:
• Abrogazione di norme sul potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e di confermare i docenti nella sede.
• Abrogazione di norme sul potere del dirigente di scegliere i docenti da premiare economicamente e sul comitato di valutazione.
• Abrogazione di norme sull’obbligo di almeno 400-200 ore di alternanza scuola-lavoro.
• Abrogazione di norme sui finanziamenti privati a singole scuole pubbliche o private.
I colleghi tutti, che in questi due anni hanno manifestato, inascoltati, in ogni forma democratica possibile sanno molto bene quanto questi principi modificheranno la fisionomia della scuola, definito da Calamandrei, organo costituzionale.
Non così forse molta parte della società civile che non troverà nulla di scandaloso nell’istituzione di un capo assoluto nella scuola. C’è molta confusione nella società e spetta a noi docenti, in questo caso, far capire che il problema non è solo nostro. Far capire che qui stiamo assistendo ad una restrizione degli spazi di libertà, in un processo che investe tutta l’Europa e che sta andando in senso contrario a quel cammino degli ultimi due secoli che ci ha portato alle libertà di cui oggi godiamo. Dal monarca assoluto, non tenuto a rispettare le leggi, siamo passati, con un processo duro e doloroso, in cui molti hanno sacrificato anche la vita, agli Statuti e poi alle Costituzioni, alla nostra Costituzione repubblicana, tuttora vigente, anche se troppo spesso calpestata. Il potere discrezionale del Dirigente, così come disegnato da questa Legge, è un insulto ai principi contenuti nella nostra Costituzione. Esso non lede solo la libertà d’insegnamento che non è, ricordiamolo sempre, un privilegio concesso ai docenti, ma una garanzia di libertà per il cittadino di ricevere un istruzione libera e non imposta; lede anche l’art 97 della nostra Costituzione, secondo cui i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.
Dove imparzialità significa non avere interessi di parte e invece, con questa Legge, si assegna al Dirigente il diritto di adire ad una trattativa privata per scegliere i docenti nella propria scuola. Con questa legge, la cosa pubblica (res publica) diventa un fatto privato. Questa è una ferita grande alla Costituzione e a noi tutti cittadini, perché veniamo privati della libertà, anche senza olio di ricino.
Il problema, dunque, non è solo nostro, dei docenti e della scuola, ma di tutti, anche perché le modalità di approvazione di questa Legge devono offendere tanto quanto- se non di più- i suoi contenuti.
Sappiamo (e lo ricordiamo a tutti) che da 20 anni a questa parte - e dunque non solo per azione di questo Governo le libertà del Parlamento sono state via ristrette in nome della cosiddetta efficienza e della possibilità di prendere decisioni. Giustificazione inaccettabile perché le Leggi, in questo Paese, sono state piuttosto abbondanti anche quando le Camere funzionavano a pieno ritmo. Ebbene da un po’ di tempo, per far approvare una Legge, basta stilarla di un solo articolo e di 500 commi, e sottoporla a voto di fiducia: quello che è successo alla Legge 107/2015.
In tutto ciò il Parlamento, quel luogo in cui i nostri rappresentanti eletti hanno il diritto e il dovere di discutere le decisioni che prendono, viene escluso. E il governo (o meglio il suo capo) decidono ciò che si deve fare, senza contraddittorio alcuno: è una sorta di ritorno a quel monarca assoluto di cui si parlava sopra. Ecco perchè sottolineo che questo problema di limitazione delle libertà è un problema di tutti per il principio sempre in auge dell’oggi a me e domani a te.
Nella scuola siamo in tanti, quasi un milione di addetti. In tutta Italia ci sono 8500 sedi, 30000 plessi scolastici e quindi la possibilità di raccogliere le firme necessarie per queste Referendum c’è tutta. Se avremo forte il senso della missione, se sapremo comprendere che il nostro dovere di docenti non è solo insegnare ma soprattutto di tramandare i valori alti della libertà e della democrazia, riusciremo a vincere questa battaglia. Ce la faremo.





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Numero 3 - Maggio 2016
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