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Numero 1 - Gennaio 2017
Numero 1 Gennaio 2017

Referendum: ha vinto il NO.

La redazione di Professione docente ne prende atto con una certa soddisfazione


24 Dicembre 2016 | di Redazione

Referendum: ha vinto il NO. Come è noto la redazione di Professione docente, non la Gilda degli Insegnanti che non ha mai preso posizione ufficiale a differenza di altre sigle sindacali, si è espressa durante la campagna elettorale relativa al referendum confermativo sulla riforma costituzionale Boschi dichiarando che avrebbe votato NO. Le nostre ragioni partivano dalla concreta preoccupazione di una deriva oligarchica dei poteri della Repubblica così come riorganizzata dalla riforma con uno spostamento dei poteri dalla centralità del Parlamento alla centralità quasi autoreferenziale del governo e dei partiti a sostegno del governo. La democrazia infatti si contraddistingue, anche nella tradizionale accezione liberale, per essere basata su pesi e contrappesi finalizzati ad evitare la prevalenza di uno dei tre poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) sugli altri. La sguaiata e personalistica campagna elettorale ha posto l'accento, soprattutto negli ultimi giorni, su temi lontani dal contenuto della riforma privilegiando scelte di natura prettamente politica di breve periodo e personalizzate sulla figura dell'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri. Una scelta che è risultata infelice per il governo Renzi che cercava finalmente una legittimazione popolare dopo essere stato incaricato unilateralmente due anni fa dall'ex Presidente della Repubblica Napolitano.
Qualcuno ci ha contestato una presa di posizione di parte che nulla aveva a che vedere con le problematiche della scuola e dei docenti, ma riteniamo di essere stati e di essere coerenti con le posizioni che la Gilda sta cercando di esprimere per contrastare la legge 107/15, detta Buona Scuola. Legge, ricordiamo, imposta dal governo e votata con voto di fiducia contro la maggioranza dei docenti e dei lavoratori della scuola pubblica statale italiana. La legge 107/15 infatti ha il suo baricentro nel rafforzamento della figura della dirigenza e nel corrispettivo indebolimento degli organi collegiali in cui vigono le regole della democrazia. La Gilda degli Insegnanti ha sempre rivendicato, e continuerà a farlo, la necessità di ampliare i livelli di democrazia e coinvolgimento delle componenti della scuola a partire dal ruolo del Collegio dei Docenti. La nostra storica proposta del "preside elettivo", responsabile della formulazione e attuazione del POF e rappresentante della volontà del Collegio dei Docenti, deve essere vista in questa ottica.
La riforma Boschi era, in una più ampia prospettiva, segnata da scelte ideologiche che troviamo anche nelle logiche della "Buona Scuola": centralità del governo, incardinato nella figura del Presidente del Consiglio, indebolimento del Parlamento che diventava una sorta di ratificatore delle scelte e dei disegni di legge del governo, indebolimento delle funzioni di garanzia del Presidente della Repubblica, che poteva essere espressione di una semplice maggioranza della Camera dei Deputati, indebolimento delle competenze delle regioni.
La Gilda degli Insegnanti confida che si apra uno scenario politico nuovo, qualunque sia il governo in carica, e che si abbia il coraggio di mettere mano alle riforme sbagliate che hanno contraddistinto gli ultimi anni dei governi scelti dalla Presidenza della Repubblica (Buona Scuola, Jobs Act, Fornero, Italicum,ecc.).
La Repubblica Italiana non ha bisogno di uomini soli al governo (o alla dirigenza). Deve valorizzare la centralità del metodo democratico anche se esso può apparire poco "decisionista". La democrazia non può essere valutata solo con il metro dell'efficienza commensurabile. Si può essere efficienti a parole e nelle statistiche pilotate, e fallimentari nella pratica. Come è successo negli ultimi anni. La scuola e gli insegnanti non hanno bisogno di essere considerati ancora le cavie per la sperimentazione delle velleità politiche ed ideologiche della classe di governo di turno. Si cambi la riforma della Buona Scuola, si apra una fase contrattuale che valorizzi finalmente dopo otto anni di blocco stipendiale la fondamentale funzione dei docenti nel nostro Paese.





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Numero 1 - Gennaio 2017
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