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Numero 3 - Maggio 2018
Numero 3 Maggio 2018

Libertà di insegnamento per trasmettere conoscenza e per rimuovere gli ostacoli

Un’ intervista con il professor Massimo Villone, emerito di Diritto costituzionale, nell’ ambito delle nostre celebrazioni dei Settant’anni della Costituzione, il quale puntualizza come debba essere la scuola lo strumento dell’uguaglianza, attraverso la trasmissione della conoscenza


18 Aprile 2018 | di Ester Trevisan

Libertà di insegnamento per trasmettere conoscenza e per rimuovere gli ostacoli I settant'anni della Costituzione Italiana. Dopo gli interventi nel numero scorso di Tomaso Montanari e Adolfo Scotto Di Luzio, in questo numero ospitiamo l’intervista a Massimo Villone, professore emerito di Diritto costituzionale nell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
 
► Professor Villone, secondo lei la funzione della scuola consiste ancora oggi nel trasmettere cultura?
 
La funzione della scuola va molto al di là della trasmissione della cultura. Nell’architettura costituzionale la funzione assegnata alla scuola è ben più ampia, perché si lega ad alcune delle norme fondamentali della Costituzione, cioè il principio di eguaglianza, sancito dall’articolo 3, e i diritti inviolabili ai quali fa riferimento l’articolo 2. Basta pensare che l’istruzione è lo strumento fondamentale della mobilità sociale, il cosiddetto ascensore sociale. Senza l’istruzione, e quindi senza la scuola che è l’istituzione deputata ad istruire, non è possibile la realizzazione degli obiettivi scritti esplicitamente negli articoli 2 e 3. Il secondo comma dell’articolo 3 stabilisce che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. La rimozione di questi ostacoli non può che avvenire attraverso la trasmissione della conoscenza. 
 
► Lei ritiene che la libertà di insegnamento sia un principio ancora fondamentale?
 
Certamente sì dal punto di vista di chi ha scritto la Costituzione e di chi, come me, ritiene che la nostra Costituzione sia ancora perfettamente valida e assolutamente da difendere e non da attaccare, come a qualcuno, invece, piace fare. Sicuramente la libertà di insegnamento è considerata dalla Costituzione un passaggio essenziale del modo in cui si trasmette la conoscenza, si rimuovono gli ostacoli e si realizza la circolazione interna al corpo sociale, che rappresenta il fattore essenziale della mobilità, del progresso e della realizzazione dei diritti. La Costituzione assume questo punto di vista, quindi non c’è dubbio alcuno che nell’architettura costituzionale la libertà di insegnamento sia essenziale alla pari della funzione complessivamente intesa dell’insegnare.
 
► La scuola è ancora in grado di correggere le differenze sociali?
 
Purtroppo dobbiamo registrare una differenza tra la previsione costituzionale e ciò che la politica pone in essere: tutto ciò che è diritto, anche fondamentale, passa attraverso un’attuazione che in qualche misura è scelta politica. Se si tagliano risorse, se si mette la scuola in una condizione di cronica penuria, è evidente che la qualità del servizio reso non può che soffrirne e la funzione che la scuola dovrebbe assolvere viene diminuita nella sua efficacia. La Costituzione ci dà l’ascensore, ma il motore sono le risorse: se queste mancano, l’ascensore rimane fermo. Investire maggiormente, però, non è sufficiente se poi si negano partecipazione e libertà all’interno delle scuole, per esempio con l’istituzione del dirigente-sceriffo. Come possono professoresse e professori, che non sono liberi nell’esercizio della loro funzione, insegnare ai propri studenti cos’è la libertà? In questo senso la legge 107/2015 è stata fortemente deleteria.
La scuola non può e non deve essere considerata alla stregua di un servizio pubblico qualunque perché è un sistema molto complesso che richiede un’organizzazione diversa rispetto, per esempio, a quella del servizio di trasporto o del servizio sanitario. Ne è prova anche l’approccio diverso del testo costituzionale: non a caso il dettato degli articoli 33 e 34 è molto dettagliato e fa riferimento alla famiglia, ai bisogni, ai capaci e meritevoli. Anche l’impegno dello Stato e la supremazia della scuola pubblica sono delineati molto chiaramente. Istituire un sistema che garantisce ai capaci e meritevoli di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione significa prefigurare la formazione di una classe dirigente del Paese. Si va molto al di là del diritto individuale all’istruzione e del diritto individuale alla libertà di insegnamento ed è per questo che la scuola non è comparabile ad alcun altro servizio pubblico.
 
 
 
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Massimo Villone è attualmente  professore emerito di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II".
È stato direttore del dipartimento di diritto costituzionale italiano e comparato. È autore di saggi e monografie.
Villone è membro della direzione di Costituzionalismo.it e del comitato scientifico di Astrid, oltre che socio fondatore di Mezzogiorno Europa.
È il presidente del Comitato per l'abrogazione dell'Italicum. Si é schierato a favore del no alla riforma costituzionale del governo Renzi e contro la legge della  buonascuola.
 
 


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Numero 3 - Maggio 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Giovanni Carosotti, Roberto Casati, Vito Carlo Castellana, Alberto Dainese, Marco Morini, Emilio Pasquini, Adolfo Scotto di Luzio,
Fabrizio Tonello, Ester Trevisan