Wikipedia è un bene comune, dev’essere mantenuto e curato. Sapendo che le nostre studentesse e studenti la useranno, dovremmo investire una parte del nostro tempo a migliorare la qualità delle voci su cui siamo competenti.
24 Agosto 2018 | di Roberto Casati
Wikipedia è un nome, un marchio, un modo di dire. Un'idea e un fatto. Il quinto sito mondiale, Davide tra i Golia commerciali. Un'enciclopedia imperfetta, una benedizione epistemica, un incubo e una manna. Una presenza nella nostra vita di genitori ed educatori. A un certo punto in alcune scuole francesi gli insegnanti hanno detto agli studenti di fare ricerche online senza utilizzare wikipedia. Si erano evidentemente stancati del copia-e-incolla facile. Il risultato non è stato dei migliori: il copia-e-incolla è continuato imperterrito, ma invece delle pagine di wikipedia si sono usate le informazioni sulla prima pagina di google. Fate una prova e un confronto. Noterete tra l'altro una cosa: cercando su google, che so, “Francesco Giuseppe”, vi ritrovate comunque in cima alla pagina il link a wikipedia. E nella colonna di destra, l'informazione di wikipedia viene citata, copia-incollata da google! Evidentemente gli algoritmi di google vedono emergere la voce di wikipedia come utile, pertinente, affidabile.
Questa piccola osservazione sulla colonna di destra di google, il copia-e-incolla da wikipedia, nasconde un fatto di enorme portata che mi piacerebbe portare all'attenzione della discussione pubblica. I dati che seguono vengono dal lavoro di Dario Taraborelli, che dirige l'unità di ricerca della Fondazione Wikimedia a San Francisco (Wikimedia gestisce wikipedia). Non è un caso che google abbia un potente aspiratore sempre acceso che risucchia informazioni dal wikipedia e le risputa sulle sue proprie pagine. Wikipedia non è solo un'enciclopedia online, è molto di più. Nell'ordine. Wikipedia è una dei primi “punti di accesso” alla letteratura accademica. Che cosa vuol dire? Che se cercate un'informazione pubblicata in un articolo accademico, potete passare da wikipedia. Wikipedia è usata nel mondo scientifico per quello che si chiama “prericerca”. Che cosa vuol dire? Che se un ricercatore comincia a lavorare su un soggetto nuovo, conviene partire da wikipedia. Wikipedia ha contribuito a dare forma al linguaggio scientifico contemporaneo. Che cosa vuol dire? Che il modo in cui gli articoli scientifici sono scritti, la scelta dei vocaboli, le strutture argomentative, si allineano agli standard di wikipedia. E inoltre: Wikipedia è la risorsa medica online più consultata al mondo. Ed è il primo vettore di comunicazione scientifica: la comunicazione di un risultato nuovo passa dalle pagine dell'enciclopedia libera prima che da qualsiasi altro vettore.
Ma non è tutto. Avrete notato che sulle pagine di wikipedia compare un riquadro che sintetizza le informazioni enciclopediche (per esempio, per la città di Pescasseroli, avete geolocalizzazione, numero di abitanti, altitudine, eccetera). Questi riquadri non sono soltanto comodi riassunti; staccati dalla voce principale, alimentano un immenso database che si chiama DBpedia che sta al centro di una rete sconfinata di centri di elaborazione dati. In pratica tutto il web si alimenta su DBpedia, e in particolare il web commerciale, come fa google con il suo gigantesco aspiratore, come fa Facebook con il suo Fake News tool, come fanno Youtube, Siri Knowledge, e innumerevoli altri. Il che vuol dire, tra l'altro, che c'è un immenso uso commerciale del lavoro di redazione indefesso che fanno le decine di migliaia di volontari di wikipedia. Nelle parole di Taraborelli, Wikipedia è la spina dorsale epistemica del web.
Ci sono naturalmente molte sfide: la rappresentatività geografica e di genere è ancor lungi dall’essere acquisita. Pescasseroli ha una voce, come tutti i comuni italiani, ma la carta geografica che disegna wikipedia è piena di zone vuote in Africa.
Negli ultimi mesi si fa un gran parlare di Fake News e dei modi in cui possiamo difenderci dalla disinformazione, con software che filtra, con programmi educativi per la prima infanzia, con gruppi ministeriali, task force, contrositi, polizia del web. Taraborelli ci ricorda non senza ironia che la soluzione del problema esiste da diverso tempo nella letteratura scientifica, e per quel che riguarda il web esiste da quando esiste wikipedia: bisogna suffragare ciascuna affermazione con il riferimento a fonti verificabili (per esempio, potete ritrovare i dati di cui vi sto parlando nella presentazione https://doi.org/10.6084/m9.figshare.6477680 ). Sembra una cosa da poco, ma bisogna provare a scrivere su wikipedia per rendersi conto di cosa vuol dire esprimersi senza buone informazioni alle spalle; dei simpatici ma inflessibili robot, e degli editor umani, vi riportano velocemente in riga.
Le lamentazioni sulla qualità di wikipedia, o sulla sua colonizzazione dei compiti a casa, andrebbero riesaminate alla luce di due fattori: il ruolo sociale, purtroppo poco visibile, dell’enciclopedia libera e collaborativa, e i meccanismi di controllo della qualità, mal capiti, che un’enciclopedia collaborativa deve mettere in atto. Entrambi i fattori spiegano perché wikipedia funziona, e perché le sue alternative commerciali, come Knol e Citizendum, sono fallite. Ci incitano a continuare ad usarla, a farla usare ai nostri studenti, e ci mettono anche nella condizione di fare una scelta che definirei morale. Wikipedia è un bene comune, dev’essere mantenuto e curato. Sapendo che le nostre studentesse e studenti la useranno, dovremmo investire una parte del nostro tempo a migliorare la qualità delle voci su cui siamo competenti.
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Roberto Casati è un Filosofo italiano, studioso dei processi cognitivi. Attualmente è Direttore di ricerca del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS), presso l’Institut Nicod a Parigi e Direttore dello stesso Istituto Nicod. Esponente della filosofia analitica, già docente in diverse università europee e statunitensi, è autore di vari romanzi e saggi, tra cui La scoperta dell’ombra (2001), tradotto in sette lingue e vincitore di diversi premi, la raccolta di racconti filosofici Il caso Wassermann e altri incidenti metafisici (2006), Prima lezione di filosofia (2011), Contro il colonialismo digitale. Istruzioni per continuare a leggere (2013), recensito in “Professione docente”, settembre 2016, con un’intervista all’autore e La lezione del freddo, presso Einaudi, una filosofia e un manuale narrativo di sopravvivenza per il cambiamento climatico. Questo libro ha vinto il premio ITAS del libro di montagna.
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