24 Febbraio 2019 | di Renza Bertuzzi
Non abbiamo avuto dubbi. Il tema a cui si è dedicato attenzione, perché dirompente e - lo diciamo senza timori - molto pericoloso è quello dell’ Autonomia differenziata, che sta viaggiando con gli stivali delle sette leghe.
I fatti sono più o meno noti: tre regioni del Nord, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, con contenuti non del tutto coincidenti, si sono mosse per ottenere dal Governo centrale una maggiore autonomia. La richiesta poggia sull’ articolo 116 della Costituzione modificata dalla Legge 3 costituzionale 2001 “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all'articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.” Tra le materie oggetto di autonomia regionale c’è l’ istruzione e le relative conseguenze, tra cui la regionalizzazione del contratto di lavoro dei docenti.
Un tema del genere va subito affrontato di petto e per questo abbiamo deciso di dedicarvi un allegato (Occhi aperti sulla autonomia differenziata. Autonomia o secessione?): una prima ricognizione per fornire a tutti i colleghi il materiale necessario ed essenziale per cominciare a farsi un’ idea. Perché tra le sirene della comunicazione è facile perdersi e magari abdicare alla riflessione critica, cedendo al perché no? La posta in gioco è molto alta, così pensa la Gilda, come ha dichiarato il Coordinatore nazionale Rino Di Meglio, nell'articolo che apre il fascicolo. C’ è la funzione della scuola, strumento di unità culturale e politica; ci sono i diritti essenziali dei cittadini che non devono essere toccati. La manovra è partita ma noi cittadini non staremo solo a guardare: dovremo utilizzare tutti le conoscenze per conoscere e per opporci ad operazioni anticostituzionali.
Nel corpo del giornale abbiamo cercato, come sempre, di affrontare temi con cui i docenti devono confrontarsi, nella loro professione e nella loro vita quotidiana nelle scuole.
Comincia Il Punto di Rino Di Meglio, che, come è ormai abitudine, intervistato da Ester Trevisan, riassume e commenta i temi politici che riguardano la scuola e i docenti e precisa la posizione della Gilda: Il contratto separato per i docenti: uno strumento per migliorare il loro status economico e sociale. Rosario Cutrupia, responsabile del Dipartimento Pensioni, Valutare adeguatamente le vie di fuga, presenta, con la solita chiarezza, i principi delle leggi approvate su previdenza e pensioni, compresa la famosa quota 100; Gianluigi Dotti dettaglia le misure varate con la Legge di Bilancio sulla scuola, Poche scelte buone, molte promesse non mantenute e alcune minuzie. A cura di Antonio Antonazzo, schede sintetiche sulle nuove forme di reclutamento e sui concorsi riservati per la scuola primaria e per l’ infanzia.
Sulla riforma dell’esame di Maturità, giunta fuori tempo massimo, ragiona Raffaella Soldà, Cambiamento, ma per quale fine?, mentre sull’ ipotesi di collocare videocamere nelle aule per controllare eventuali violenze sugli alunni, precisa i termini della situazione, il dottor Vittorio Lodolo D’ Oria, medico, specialista in tema di burnout, ossia di Disagio mentale professionale (Dmp) degli insegnanti, molto noto ai lettori e ai colleghi, Presunti maltrattamenti a scuola. Come affrontarli senza telecamere.
Continua il dibattito sulla Storia, “dimenticata” nelle tracce dell’esame di Maturità e, in generale, nel pensiero diffuso. Dopo gli interventi di Adriano Prosperi e Liliana Segre, Adolfo Scotto di Luzio, La Storia, una maestra senza allievi. Mentre, Fabrizio Tonello riflette sulla giornata della memoria a scuola, La Memoria a scuola.
Nell’ imminenza delle elezioni europee, che si terranno a maggio, due contributi se ne occupano. Fabrizio Reberschegg, Il concetto di Europa, l’istruzione,la cultura. Europa sì, ma un’altra Europa è possibile, che ripercorre il cammino di questa Istituzione importante ma molto in crisi e auspica una visione centrata sulla cultura. Nella stessa direzione va l’articolo di Alberto Dainese, Le competenze: molto più insidiose di quel che si crede comunemente, che si augura un ripensamento di questo concetto per un recupero di una vera cultura europea. Di cultura e della sua diffusione attraverso le scuole nel mondo, parla Massimo Quintiliani, Passato e presente delle scuole italiane all’ estero.
Il tema del lavoro, viene affrontato ad ampio e autorevole spettro da Domenico De Masi, professore emerito di Sociologia del Lavoro alla Sapienza di Roma, Non sappiamo come sarà il lavoro del prossimo futuro e non possiamo insegnarlo ai giovani che lo svolgeranno, intervistato da Fabrizio Reberchegg. A cura di Gianluigi Dotti si informa anche sulle modificazioni dell’ ASL (Alternanza Scuola Lavoro), introdotte nella Legge di Bilancio.
Roberto Casati, Oltre (e contro) le retoriche della scuola digitale suggerisce le tecniche e le riflessioni ponderate per affrontare e fronteggiare le trasmigrazioni digitali. Marco Morini racconta di un’ abitudine dei giovani americani e del Nord Europa di concedersi un anno sabbatico prima dell’ iscrizione all’ Università, Gap year, una competenza di vita.
Ancora: L’ eterno ritorno del professor Bingo, una lettera di Francesco Mozzoni, indirizzata al ministro della Pubblica Istruzione, l’ articolo di Ester Trevisan sull’ iniziativadella Gilda di raccolta firme per il ripristino dello scatto d’ anzianità.
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